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Investimenti, la ricetta per orientarsi in un mondo imprevedibile

10/11/2024 | Daniele Riosa

Gli esperti di Wellington Management, intervenuti all’EMEA Investment Forum, spiegano che “l’obbligazionario torna ad avere un ruolo importante in un portafoglio bilanciato perché offre buoni rendimenti”


“Il panorama geopolitico è caratterizzato da alta volatilità e continui mutamenti. Per questo, i titoli della difesa, risultano promettenti anche perché nuove innovazioni ad alta tecnologia stanno emergendo in questo settore”. Questo è in estrema sintesi quanto venuto fuori della plenaria Investire in un'epoca di sollecitazioni per la sicurezza nazionale a cura di Thomas Mucha, geopolitical strategist di Wellington Management nel corso dell’EMEA Investment Forum. All’evento hanno partecipato anche Marco Giordano (in foto), investment director e Andrew Heiskell, global equity strategist di Wellington Management.

Mucha si è soffermato sulle presidenziali negli Stati Uniti spiegando che “le elezioni saranno molto combattute, con la possibilità che i risultati definitivi richiedano giorni o settimane per essere confermati. Una presidenza Harris significherebbe una prosecuzione delle politiche attuali, mentre una presidenza Trump comporterebbe cambiamenti notevoli”. 

Lato guerra Russia-Ucraina, ha sottolineato che “la prospettiva di negoziati sembra ancora lontana. Entrambe le parti, tuttavia, hanno esaurito molte delle loro risorse fino ad ora. In Medio Oriente la situazione rimane altamente volatile. Anche le relazioni Cina-USA vedono persistere un'ampia varietà di divergenze tra i due Paesi”.

Sul fronte del cambiamento climatico, Mucha conclude rilevando che “è necessaria molta più attenzione alle sue conseguenze e il tema continua a essere una priorità nell'agenda politica”.

Marco Giordano (in foto), intervenuto nel corso della seconda sessione in plenaria Investimenti obbligazionari: orientarsi in un mondo imprevedibile, si è concentrato sul contesto di mercato che rispetto a due anni fa vede “un ‘inflazione a ribasso, ma non abbiamo garanzie di arrivare al 2%,  politiche monetarie fiscali ancora espansive con i deficit che però potrebbero cominciare a preoccupare e una crescita in calo che alimenta lo spettro della recessione”.

E sui tagli dei tassi delle varie banche centrali dice: “Il tema principale è la divergenza sostanziale delle politiche monetarie. Il ‘manuale delle istruzioni’ degli ultimi 25 anni non funziona più. Lo schema ‘Consumatore US-Fed-ECB/BoE-BoJ’ non è più lineare. Ad oggi, le banche centrali sembrano concentrate ad evitare impennate nella disoccupazione e una recessione, piuttosto che riportare l’inflazione al 2%”.

Che cosa aspettarsi dall’obbligazionario? “Questo mercato o torna ad avere il ruolo che storicamente aveva un po’ perso nei portafogli, ossia fonte di reddito e protezione di capitale. La ‘riscoperta’ dell’obbligazionario secondo noi sarà più marcata in Europa, dove i tassi sono stati molto bassi o sotto zero per molti anni. Questa asset class svolgerà un ruolo importante nei prossimi anni, viste le valutazioni nell’azionario (non solo americano) e il bisogno di liquidità”.

Concretamente, dove ci sono opportunità per gli investitori? “Il core fixed income, sarebbe a dire l’obbligazionario di alta qualità, è molto interessante: da un lato offre redditi interessanti (sia nel lato Credito IG ma anche Agg/governativi), ma il profilo difensivo può aggiungere protezione a un portafoglio senza sacrificare troppo i rendimenti. Inoltre è un’ottima alternativa ai fondi monetari o al debito pubblico (come i BOT in Italia) che vedranno scendere le rendite con il ribasso dei tassi. A livello mondiale ci sono $10T in questo tipo di strategie. Anche l’High Yield può essere interessante, poiché offre dei renditi molto elevati e in un contesto di rallentamento (ma non di recessione profonda). In un contesto di volatilità più elevate ci sono anche strategie più unconstrained che, non avendo un indice di riferimento, possono sfruttare questa volatilità e monetizzarla”.

In conclusione, Giordano prevede che “per la prima volta dopo le crisi del 2008 e del 2011-2012, l’obbligazionario tornerà ad avere un ruolo importante in un portafoglio bilanciato perché offre buoni rendimenti nonostante siano cominciati i tagli dei tassi. Inoltre, storicamente l’obbligazionario ha reso meglio del cash. In più, la decorrelazione con l’azionario offre diversificazione e protezione di capitale nel portafoglio”.

Andrew Heiskell, protagonista della terza sessione in plenaria dal titolo La nuova era economica: ombre della bolla dotcom?, spiega che “le preoccupazioni legate all’inflazione, che ci hanno accompagnato dal 2022, hanno lasciato spazio ai dubbi relativi all’eccessiva concentrazione di mercato. Nonostante le condizioni macroeconomiche e la situazione geopolitica rimangano incerte e instabili, i mercati azionari hanno continuano a performare positivamente grazie ad una maggiore ampiezza dei settori e dei titoli che hanno migliorato i propri utili nel corso dell’anno. Da inizio anno il 69% dei titoli (dati a settembre) dell’S&P500 ha sovraperformanto l’indice”.

“La Cina - continua l’esperto - ha ritrovato un po’ di interesse dopo gli stimoli attuati dal governo nel mese di agosto. E’ ancora presto per pensare ad un cambio di passo ma guardiamo con attenzione gli sviluppi che ci saranno anche da un punto di vista economico e di consumi”.

I dati macroeconomici “continuano a inviare molti messaggi contrastanti sulla salute dell'economia globale, questo potrebbe aprire a maggiori opportunità legate si fondamentali delle aziende e a scelte basate su una minor sincronizzazione dei cicli economici nelle varie aree geografiche”.

“Negli ultimi dieci anni - conclude Heiskell - i rendimenti azionari globali sono stati dominati dagli Stati Uniti e in particolare dalle mega-cap tech stocks, crediamo che questo scenario si possa evolvere nei prossimi anni”.

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