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BCE e BoE seguono la FED. I commenti dei gestori

12/14/2023 | Daniele Riosa

Tutto come nelle previsioni degli analisti. La Banca Centrale Europea, così come la Bank of England, ha lasciato i tassi d'interesse invariati. Vediamo le ricadute su economia e mercati


Tutto come nelle previsioni degli analisti. La Banca Centrale Europea, per la seconda volta consecutiva, ha lasciato i tassi d'interesse invariati. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4% e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Stessa decisone della Bank of England che ha mantenuto invariati i tassi d'interesse britannici al 5,25%, per il secondo mese di fila e dopo 14 rialzi consecutivi adottati in chiave anti inflazione. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dalle due banche centrali.

Il commento di Jamie Niven, senior fund manager, fixed income di Candriam, prende in esame proprio la decisione della BoE: "La dichiarazione del Monetary Policy Committee della Bank of England è stata maggiormente in linea con le aspettative del mercato di questa settimana. Sono stati riconosciuti i progressi nella lotta all'inflazione, ma non si è ancora dichiarata vittoria. Anche se l’MPC continua a sostenere che la politica monetaria dovrà rimanere restrittiva, non crediamo che questo precluda la possibilità di avere dei tagli nei prossimi trimestri. Infatti, a nostro avviso, con tagli significativi la politica monetaria rimarrebbe in territorio restrittivo. Con il recente deterioramento dei dati UK e il cambio di rotta della Fed di ieri, ci aspettiamo che la BOE inizi a tagliare i tassi nello stesso periodo e, dati i prezzi attuali, questo dovrebbe portare a una sovraperformance UK il prossimo anno".

Stephen Payne, portfolio manager di Janus Henderon, sottolinea che "dopo la svolta dovish a sorpresa della Fed, che ha indicato un picco dei tassi e tagli a venire, la Bank of England ha prontamente fatto seguito con un messaggio più negativo. Il tasso di base è stato mantenuto al 5,25%, come previsto, anche se il voto è stato di 6 a 3, con tre membri del CPM che hanno votato per un aumento di un quarto di punto. La politica monetaria dovrà essere sufficientemente restrittiva per un periodo sufficientemente lungo per riportare l'inflazione all'obiettivo del 2% in modo sostenibile nel medio termine" e "il Comitato continua a ritenere che la politica monetaria dovrà probabilmente essere restrittiva per un periodo di tempo prolungato". Un tono chiaramente più da falco nel commento della BoE. Certo, il calo dell'inflazione nel Regno Unito è in ritardo rispetto a quello degli Stati Uniti, ma la direzione di marcia sembra chiara".

Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, rileva come "la BCE e la BoE sono rimaste fedeli alle proprie posizioni, mantenendo un’impostazione hawkish nei rispettivi ultimi meeting dell’anno, resistendo alla tentazione di seguire la Fed in una svolta dovish. Ancora una volta le Banche centrali europee sono lente a reagire. Due anni fa, hanno ritardato troppo a lungo la lotta all'elevato livello di inflazione ed ora rischiano di infliggere alle loro economie già stagnanti il grave peso di tassi restrittivi. I timori riguardo all'inflazione non sono scomparsi e le Banche centrali in Europa non vogliono essere interpretate come compiacenti. La BoE si trova di fronte a un'inflazione core vischiosa e ad un'inflazione salariale significativa, con vincoli dal lato dell'offerta che probabilmente sostengono le pressioni sui prezzi. Nell'area Euro, l'inflazione è diminuita più rapidamente del previsto, pur rimanendo al di sopra del livello obiettivo. In particolare, le previsioni dello staff della BCE hanno indicato un'inflazione core ancora leggermente superiore al livello obiettivo alla fine dell'orizzonte di previsione nel 2026, inducendo cosi la BCE a ribadire il proprio mantra hawkish "sufficientemente restrittivo" per "un periodo sufficientemente lungo. Dunque, mentre la BoE ha mantenuto il proprio orientamento restrittivo e la BCE ha sottolineato la dipendenza dai dati, il rischio è che le Banche centrali abbiano già inasprito eccessivamente le condizioni monetarie".

Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR, spiega che "durante la conferenza stampa è stato chiarito che le decisioni di politica monetaria dei prossimi meeting rimangono strettamente dipendenti dai dati, per determinare sia il livello dei tassi sia la durata appropriati per riportare l’inflazione al target. Sono tre i criteri che guidano l’azione della Bce: l’outlook di inflazione, che ha mostrato significativi miglioramenti come evidente dall’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche, il livello di inflazione sottostante, anche da questo punto di vista è stato riconosciuto un rallentamento nel ritmo di crescita e, infine, la forza del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, evidente nell’inasprimento delle condizioni creditizie. Tuttavia, il board della Bce è convinto non sia ancora il momento di abbassare la guardia, infatti le proiezioni di inflazione sono basate su condizioni di mercato passate, la data limite per la formulazione delle proiezioni è stata infatti il 23 novembre, e, inoltre, le misure di inflazione core sono scese velocemente, ma ancora ci sono forti pressioni provenienti principalmente dalla crescita salariale, su cui la Bce vuole vedere ulteriori dati di miglioramento. I dati sui salari relativi al primo trimestre del prossimo anno, probabilmente l’elemento che ancora manca alla Bce, verranno pubblicati solo con un certo ritardo rispetto alla fine del trimestre di riferimento. Lagarde ha infine chiarito che non sono nemmeno stati discussi tagli dei tassi di riferimento, siamo in un periodo di transizione e per il momento è una discussione prematura".

Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, rimarca che "dopo la Fed e la Bank of England, anche la BCE, durante il meeting di oggi, ha deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse: il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4% e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Con le dichiarazioni del presidente Lagarde, che ha escluso l’ipotesi di un taglio dei tassi in assenza di letture dei dati più favorevoli, la politica monetaria dell’Eurotower sembra oggi intraprendere una svolta più restrittiva rispetto a quella della Fed. Per il momento le stime della BCE, secondo cui occorrerà aspettare il 2025 per veder scendere l’inflazione complessiva al 2,1%, prevedono un cammino più lungo e graduale rispetto a quanto si aspetta il mercato, che sta già prezzando significativi tagli dei tassi nel 2024. Ad oggi le stime degli analisti su un possibile taglio dei tassi oscillano tra la fine del primo e la fine del secondo trimestre 2024, ma occorrerà attendere i dati relativi a occupazione e inflazione dei prossimi mesi per avere più chiara la direttrice lungo cui si muoverà la politica della Fed".

Secondo Konstantin Veit, portfolio manager di PIMCO, "la BCE rimane completamente dipendente dai dati, in modalità riunione per riunione. I dati chiave da tenere d'occhio continuano a essere il costo unitario del lavoro e i margini di profitto delle imprese. Con i tassi di interesse presumibilmente ai livelli massimi, l'attenzione del mercato si è spostata sul prossimo ciclo di tagli. Riteniamo che i rischi restino legati a tagli dei tassi più tardivi rispetto alle attuali aspettative del mercato. Riteniamo che, affinché l'inflazione si normalizzi completamente per tornare all'obiettivo del 2%, sia probabilmente necessario un ulteriore raffreddamento dell'economia e del mercato del lavoro. La precedente riduzione dei reinvestimenti del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) indebolisce il quadro tecnico relativo dei titoli di Stato, e indica che gli investitori chiedono un compenso relativamente più elevato per la detenzione di obbligazioni a più lunga scadenza".

Ulrike Kastens, economista europea di DWS, ricorda che "alla vigilia della riunione, si era ipotizzato che la BCE avrebbe preso in considerazione anche una riduzione dei tassi più rapida, come previsto dal mercato, soprattutto a causa del cambio nella comunicazione da parte della Federal Reserve statunitense. Questa ipotesi è stata chiaramente respinta: i tagli dei tassi non sono stati discussi. È vero che la BCE ha abbassato in modo significativo le sue previsioni sull'inflazione. In linea di principio, l'obiettivo di inflazione del 2% sarà raggiunto più rapidamente. Allo stesso tempo, però, ha chiarito che le pressioni interne sui prezzi rimangono elevate: Il mercato del lavoro è stabile, i salari sono in aumento e i costi unitari del lavoro in particolare sono recentemente aumentati. Inoltre, la proiezione, e quindi il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione, è stata calcolata sulla base di rendimenti più elevati. La data limite per le previsioni era il 23 novembre 2023. Nel complesso, nonostante i chiari progressi nel processo di riduzione dell’inflazione, è troppo presto per gridare vittoria. Questo è anche il nostro punto di vista. Tuttavia, data la fragilità delle prospettive economiche, deve essere chiaro che le aspettative di taglio dei tassi rimangono forti. Ci aspettiamo ancora un primo taglio dei tassi nel giugno 2024. La BCE sta inoltre pianificando un'ulteriore normalizzazione del proprio bilancio. Tuttavia, la riduzione dei reinvestimenti PEPP sarà molto più lenta di quanto ci aspettassimo, ma resterà un importante sostegno in caso di stress di mercato, soprattutto nella prima metà del 2024".

Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, guardando al futuro, si aspetta che "i dati dei Pmi migliorino leggermente grazie al ciclo delle scorte. Il miglioramento dei dati, unito alla comunicazione della Bce, porterà probabilmente a un calo dei rendimenti dei Bund rispetto ai livelli attuali. Tuttavia, a medio termine, la Bce dovrà incorporare il probabile forte freno al Pil derivante dalla contrazione dello 0,7% della spesa pubblica del governo tedesco per il prossimo anno. Questo dato non si riflette nelle previsioni attuali e potrebbe portare la Bce a orientarsi verso una direzione più da colomba. Tuttavia, è probabile che ciò non avvenga prima del prossimo forecast meeting di marzo 2024. Nel frattempo, è probabile che i rendimenti dei Bund cedano con il miglioramento dei dati e con il mantenimento di un atteggiamento da falco da parte della Bce".

L'impressione di Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS è che "la Bce chiaramente è meno dovish della Fed, dicendo esplicitamente che alla riunione non si è parlato affatto ("at all") di tagli dei tassi. Mi ha colpito anche il fatto che la Lagarde abbia detto, durante la conferenza stampa, che i tassi di mercato sono scesi molto, al di là di quanto la stessa Bce aveva riflesso nelle sue proiezioni. Questo potrebbe essere un segnale che l'autorità monetaria europea non vede di buon occhio cali dei tassi medi e lunghi che vadano ben oltre quanto già visto negli ultimi giorni. Il che, d'altra parte, sembra logico, visto che la curva dei rendimenti europea è attualmente compatibile con tassi reali molto bassi, forse troppo bassi. In termini di sentiment di mercato, e sebbene le dichiarazioni di Lagarde di oggi possano rappresentare una certa delusione dopo la festa generata ieri da Powell, tendo a pensare che la dichiarazione della Fed del giorno prima supererà quella della Bce (e della Banca d'Inghilterra) di oggi".

David Zahn, head of european fixed income di Franklin Templeton, prevede "un ulteriore persistere dell’atteggiamento aggressivo in futuro poiché sarà necessario attendere fino al terzo trimestre del 2024 prima di assistere al taglio tassi da parte della BCE. L’annuncio della BCE della riduzione del PEPP nella seconda metà del 2024 è stato abbastanza ben eseguito in modo da non dover affrontare tale argomento nel 2024, ma lasciare da dipanare solo la questione del taglio tassi. La previsione dell’inflazione dell’1,9% nel 2026 sta indicando come il taglio tassi possa verificarsi il prossimo anno, ma è incerto solo quando. I mercati obbligazionari continueranno il loro trend verso tassi più bassi ma nei prossimi trimestri saranno esposti alla volatilità fino a quando il momento del taglio tassi non sarà più certo”.

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