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Un triplice gioco di potere che cambierà i mercati

9/12/2023 | Marcella Persola

Multipolarismo; scontro tra capitale e lavoro e tensioni tra banche centrali e autorità fiscali sono tra i fattori determinanti che impatteranno sulle prospettive future. Così evidenzia Robeco nella presentazione del suo Expected Returns 2024-2028


"L'alba del multipolarismo, l'ascesa della manodopera e la fine dell’indulgenza monetaria sono dinamiche chiave che ogni asset allocator deve seguire” ha evidenziato Peter van der Welle, strategist multi asset di Robeco nel corso della presentazione dell' Expected Returns 2024-2028, il rapporto annuale della società di gestione che analizza le prospettive quinquennali dell'economia, giunto alla sua tredicesima edizione, e intitolato “Un triplice gioco di potere”.

Ma quali sono i giochi di potere che la società di gestione vede all'orizzonte?

"Il primo gioco di potere che vediamo all’orizzonte è lo scontro tra capitale e lavoro. Negli ultimi decenni, sul fronte del perseguimento del profitto, gli azionisti hanno avuto la strada spianata. Le imprese sono riuscite ad accaparrarsi una fetta sempre maggiore della torta economica, a giudicare dalla quota degli utili societari sul totale dell’economia. In effetti, alla fine del 2022, la quota dei profitti delle aziende sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona ha toccato un massimo storico. Il rovescio della medaglia è stato un calo costante della quota del valore economico spettante al lavoro. Prevediamo che la redditività delle imprese andrà incontro a diversi ostacoli sia di natura secolare (reshoring, cambiamenti climatici, imposizione fiscale) che di carattere più ciclico" sottolineano gli esperti di Robeco che precisano come "L'esito del braccio di ferro tra capitale e manodopera dipenderà dall'andamento dei salari in un contesto di mercati del lavoro rigidi e di inflazione vischiosa. La relazione inversa tra disoccupazione e salari è generalmente più ripida quando l’inflazione tendenziale è in aumento".

 

 

"Il secondo gioco di potere che vediamo sui nostri radar riguarda le tensioni tra le autorità fiscali e le rispettive banche centrali. Durante la pandemia, l’idea che i governi dovessero attuare una politica fiscale fortemente anticiclica finanziata dagli istituti di emissione (con politiche monetarie non convenzionali quali il programma di acquisto per l’emergenza pandemica che aggirava la soglia vincolante dello zero), è diventata rapidamente una mainstream. Tuttavia, come evidenziato dalle conseguenze inflazionistiche dello stimolo pandemico, un mix efficace di politica economica, se portato all’estremo, può rivelarsi controproducente" affermano gli esperti. "Pertanto, il gioco di potere tra le autorità fiscali e monetarie in un contesto di inflazione superiore al target è un fattore importante che merita l’attenzione degli asset allocator. Un governo che scegliesse di privilegiare la sicurezza e il contrasto dei cambiamenti climatici rispetto alla prudenza fiscale segnalerebbe ai consumatori che l’equivalenza ricardiana (l’idea che gli individui spendano meno oggi in previsione di un aumento delle imposte in futuro) non regge, e il risultato naturale sarebbe un’inflazione vischiosa. Un governo che mantiene i conti pubblici in disavanzo per un periodo prolungato non sarà in grado di evitare l’inflazione e finirà nel mirino delle banche centrali che perseguono un obiettivo d’inflazione del 2%. Con una crescita dei prezzi persistentemente superiore al target, è improbabile che una banca centrale indipendente avalli la prodigalità della politica fiscale adottando misure accomodanti. La possibilità di uno scontro tra le banche centrali e le autorità fiscali si fa ancora più concreta in uno scenario di stretta quantitativa (“quantitative tightening”). Ciò vale in particolare quando le perdite derivanti dalla vendita dei titoli di Stato detenuti dalla banca centrale riducono le entrate per il Tesoro e accrescono al contempo i costi di finanziamento dello Stato"

 

 

Infine il terzo gioco di potere è di natura geopolitica. "Il multipolarismo è evidente, con la Cina e gli Stati Uniti che si contendono il predominio tecnologico. Il dividendo della pace sembra ormai scomparso e le tensioni commerciali rischiano di ridurre la crescita del PIL globale. La volontà dei governi occidentali di mantenere lo status quo potrebbe implicare l’inasprimento delle normative, l’aumento della spesa militare e la riduzione del liberismo economico".

 

Se si sapranno gestire questi giochi di potere, lo scenario di base di Robeco prevede una situazione di stallo economico, con lieve recessione nel 2024 e un'inflazione media intorno al 2,5% fino al 2029. In uno scenario rialzista, il ricorso precoce e diffuso all'intelligenza artificiale porterebbe a enormi progressi tecnologici e a uno shock dell’offerta disinflazionistico per l'economia globale. In uno scenario ribassista, invece, la sfiducia tra le superpotenze produrrebbe bassa crescita e stagflazione.

 

"Il potenziale dell’intelligenza artificiale (IA) generativa ha solo aumentato la posta in gioco. La forte espansione delle capacità tecnologiche dell’economia di oggi ha aumentato le possibilità di conflitto. Riteniamo che si profili un’economia fatta di prove di forza” prosegue van der Welle.

 

Laurens Swinkels, head of quant strategy, sustainable multi asset solutions di Robeco ha aggiunto “Se, da un lato, la convergenza di tendenze potenti aumenta la probabilità di esiti estremi, dall'altro apre le porte a strategie di investimento diversificate e capaci di prosperare in più scenari. Con l’azionario USA ancora costoso, stiamo lentamente passando da un periodo di tassi d'interesse bassi e premi per il rischio azionario elevati a un periodo di tassi d'interesse più alti e premi per il rischio azionario più bassi. Le obbligazioni societarie, d'altro canto, sono discretamente valutate e le perdite da insolvenza nel nostro scenario di base sono moderate, il che implica rendimenti corretti per il rischio vicini alla media storica.”

 

Nello scenario rialzista "L'IA mette le ali", le società tecnologiche apparentemente costose possono ancora segnare buone performance e stimolare ulteriormente la produttività di altri settori, portando a rendimenti attesi dell'11% per gli azionisti. Nello scenario ribassista "Riduzione del rischio", le banche centrali si trovano a dover combattere l'inflazione alimentata dai governi, abbassando così la crescita reale e riducendo ulteriormente i rendimenti degli asset rischiosi (2,5% all'anno per l’azionario).

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