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8/7/2023 | Redazione Advisor
La liquidità è riallocata sulle azioni. E' questa una delle evidenzia che emerge dall'Institutional Investor Indicators di State Street relativo al mese di luglio, che monitorano su base mensile la propensione al rischio (Institutional Investor Risk Appetite Indicator) e le partecipazioni in azioni, obbligazioni e liquidità – (Institutional Investor Holdings Indicator) degli investitori istituzionali, ricavati dai 37 trilioni di dollari di asset in custodia e amministrazione di State Street.
Secondo lo State Street Risk Appetite Index gli investitori a lungo termine avrebbero aumentato le loro partecipazioni in asset rischiosi con il ritmo più sostenuto registrato quest'anno. L'indice infatti è passato dal -27% di giugno al +36% di luglio.
Questo ha comportato che la liquidità parcheggiata è confluita in azioni. La quota di azioni nei portafogli degli investitori a lungo termine è salita infatti al 53,2% a luglio dal 51,4% dell’ultima rilevazione.
"Gli investitori a lungo termine sono stati molto scettici nei confronti del rally del rischio degli ultimi mesi, ma la situazione è cambiata drasticamente a luglio. Le allocazioni in asset rischiosi hanno iniziato a migliorare subito dopo la pubblicazione dell'indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, il 12 luglio, e l'ampiezza della domanda di rischio è ora al livello più alto registrato finora quest'anno", ha commentato Michael Metcalfe, head of macro strategy di State Street Global Markets.
"Dopo essere stati a lungo in modalità di riduzione del rischio, un simile cambiamento di comportamento sarebbe tipicamente associato a rendimenti azionari positivi nei prossimi mesi. I fondi stanno uscendo dalle allocazioni in liquidità per tornare sui mercati azionari. Il timore di perdere una performance sorprendentemente solida degli asset rischiosi è ora superiore alle preoccupazioni fondamentali sulla recessione e sull'inflazione ancora elevata. Ma si tratta ancora di un processo di bilanciamento: gli investitori e le banche centrali dovranno verificare che i dati del terzo trimestre confermino che l'economia statunitense è ancora in fase di soft landing"- Michael Metcalfe ha aggiunto.
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