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FED, incertezza sulle mosse future. I commenti dei gestori

7/27/2023 | Daniele Riosa

Tutto come previsto dagli analisti. La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base. Il costo del denaro sale così in una forchetta fra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi da 22 anni


Tutto come previsto dagli analisti. La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base. Il costo del denaro sale così in una forchetta fra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi da 22 anni. Vediamo come i gestori commentano la decisione presa dalla FED.

James McCann, vicecapo economista di abrdn, sottolinea che “la Fed è ancora lontana dal dichiarare vittoria nella lotta all'inflazione, nonostante alcune delle tendenze più recenti nella dinamica dei prezzi siano state incoraggianti. Nell’ultima riunione la Fed si è attenuta scrupolosamente al copione, aumentando i tassi di 25 punti base con decisione unanime, e la dichiarazione alla stampa continua a segnalare che la Fed ha ancora intenzione di fare di più in questa fase. Siamo, tuttavia, scettici e riteniamo che questa misura sarà probabilmente l'ultima di questo ciclo di inasprimento. Con ogni probabilità la Fed manterrà i tassi fermi nella riunione di settembre, coerentemente con la volontà di raccogliere maggiori informazioni sull'attività e sull'inflazione prima di procedere a un nuovo potenziale inasprimento”.

Secondo Jon Maier, cio di Global X, L'ultima decisione della Federal Reserve, un aumento dei tassi di interesse di 25 punti base, era ampiamente attesa. Ora sembra che la banca centrale USA si stia avvicinando alla fine dell'attuale ciclo di rialzi. Ma nelle dichiarazioni ha evitato di chiudersi altre strade, mantenendo aperta la possibilità di un altro aumento dei tassi nel corso dell'anno. Questo dimostra come Powell voglia mantenere un approccio flessibile, con la Fed pronta a reagire a qualsiasi cambiamento economico che possa verificarsi. Negli ultimi mesi si è evidenziata una tendenza al miglioramento dei dati sull'inflazione. Questo è incoraggiante e potrebbe dunque far pensare sia il momento giusto per fermare i rialzi. Ma non dimentichiamo che l’economia USA è una macchina complessa, e ci sono effetti che si diffondono nell’economia con un certo ritardo, potenzialmente cambiando le tendenze future dell'inflazione. Questi effetti, da qui a fine anno, potrebbero anche far pendere l'ago della bilancia contro la fine del ciclo di rialzi”.  

Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, rileva che la “Federal Reserve ha aumentato all'unanimità i tassi di interesse di 25 punti base, portando il costo ufficiale del credito negli Stati Uniti al 5,25%-5,50%, il più alto degli ultimi 22 anni. Le dichiarazioni di accompagnamento hanno lasciato la porta aperta a un altro aumento per quest'anno, in linea con le precedenti indicazioni della riunione di giugno, quando i policymakers avevano accennato a due rialzi dei tassi per l'anno. I mercati e gli investitori appaiono piuttosto ottimisti, prezzando una buona probabilità che non vi siano ulteriori rialzi nel corso dell'anno. Ad ogni modo la dichiarazione post riunione della Fed non ha offerto alcuna indicazione definitiva, affermando la necessità di valutare ulteriori informazioni e le implicazioni sulla politica monetaria. La Fed continuerà quindi a farsi guidare dai dati macro, a partire da quelli sull'inflazione di luglio, attesi per il 10 agosto".

Martina Daga, Junior Macro Economist, AcomeA SGR, spiega che La decisione di riprendere con i rialzi era sostanzialmente prezzata dal mercato, in quanto già nella riunione di politica monetaria di giugno era stata chiaramente indicata la possibilità di ulteriori aumenti con la mediana delle proiezioni macroeconomiche di giugno, i dots, che proiettano i Fed Funds Rate al 5.60% a fine anno. Inoltre, i membri del board da giugno ad oggi hanno sempre mantenuto un tono piuttosto hawkish, puntando a un rialzo a luglio. Se questa decisione era sostanzialmente nelle attese, ci si chiede invece quali saranno le prossime mosse della Fed. Il comunicato stampa è rimasto sostanzialmente invariato rispetto a giugno, lasciando la strada aperta ad ulteriori rialzi, qualora fossero necessari. Durante la conferenza stampa è stato chiarito che non è ancora stata presa alcuna decisione riguardo ai meeting successivi che saranno guidati dai prossimi dati".

Patrice Gautry, chief economist di UBP, guarda avanti: "Forse la prossima riunione a Jackson Hole, prevista per fine agosto, sarà il luogo ideale per Powell per proporre opinioni più personali e guidare le aspettative in modo più confortevole. Ma, per il momento, dato che l'inflazione potrebbe rimanere volatile per i prezzi dell'energia ed un tasso d’occupazione elevato, Powell vuole essere libero di gestire le aspettative secondo il proprio programma. Il tono hawkish della comunicazione fornita oggi dal FOMC potrebbe anche essere un avvertimento per i mercati che già si aspettano tagli significativi dei tassi a tra marzo e maggio del prossimo anno. Powell ha infatti dichiarato che il percorso per raggiungere l’obiettivo del 2% di inflazione potrebbe richiedere un periodo di tempo più lungo, è quindi pericoloso aspettarsi un rapido e ampio taglio dei tassi nel primo trimestre del 2024, in particolare se l'economia statunitense eviterà una recessione e rimarrà in uno scenario di atterraggio morbido".

Tiffany Wilding, North American Economist e Allison Boxer, Economist di PIMCO,  rivela che "il nostro scenario di base prevede ancora che l'economia statunitense entrerà in una lieve recessione alla fine di quest'anno o all'inizio del prossimo, sufficiente a far salire il tasso di disoccupazione e ad aiutare l'inflazione a tornare pienamente al target. Questa previsione, unita al raffreddamento dell'inflazione nella seconda metà dell'anno, implica che luglio potrebbe essere l'ultimo rialzo di questo ciclo. Tuttavia, se l'economia (e il mercato del lavoro) continueranno a dimostrarsi resilienti, è probabile che l'inflazione si stabilizzi sgradevolmente al di sopra dell'obiettivo, rendendo necessaria una politica più restrittiva".

Bill Papadakis, senior macro strategist di Banque Lombard Odier & Cie SA, prevece che "prima della riunione di settembre saranno rilasciati molti dati che permetteranno di giudicare meglio il percorso dei tassi. Il messaggio dei dati CPI di giugno è stato molto incoraggiante, con una tendenza al ribasso non solo dell'inflazione complessiva, ma anche dell'inflazione di fondo, in particolare dei servizi di base al netto dei beni rifugio, e riteniamo che sia in arrivo un'ulteriore disinflazione. Il mercato del lavoro continua il suo lento riequilibrio. Nel frattempo, nonostante una serie di recenti dati forti sull'attività economica, è improbabile che una crescita solida che si concretizzi in un contesto di disinflazione sia fonte di preoccupazione per i policymaker".

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