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Più reddito fisso ed emergenti per i fondi sovrani

7/10/2023 | Redazione Advisor

Secondo l'Invesco Global Sovereign Asset Management Study gli investitori sovrani stanno adeguando i loro portafogli al nuovo contesto macroeconomico, e allocando maggiori risorse verso...


Investitori sovrani pronti a rivedere i loro portafogli. E' questo lo scenario che emerge dall’undicesima edizione dell’Invesco Global Sovereign Asset Management Study, uno dei principale indicatore dell'attività degli investitori sovrani, che si basa sulle opinioni di 142 cio, responsabili di asset class e senior portfolio strategist di 85 fondi sovrani e 57 banche centrali, che insieme gestiscono asset per 21.000 miliardi di dollari.

 

Gli investitori sovrani stanno adeguando i loro portafogli al nuovo contesto macroeconomico, caratterizzato da un'inflazione rigida e da un aumento del rischio geopolitico e climatico. Il rapido aumento dei tassi d'interesse e la brusca correzione dei prezzi degli asset quotati hanno portato la maggior parte dei fondi sovrani a registrare rendimenti negativi per il 2022 e la stragrande maggioranza (86%) prevede che l'inflazione sarà più alta nel prossimo decennio rispetto a quello precedente. In risposta, molti stanno ripensando radicalmente il modo in cui investire nel reddito fisso e negli asset privati, insieme a un rinnovato interesse per i mercati emergenti.

 

In particolare nei prossimi 12 mesi, il reddito fisso sarà, secondo gli intervenuti, l'asset class che i sovrani sono più propensi ad aumentare nella loro asset allocation strategica, con il 28% di allocazione netta, superando le infrastrutture (25%), il private equity (21%), le azioni quotate (15%) e il real estate (9%). Tuttavia, l'incapacità del reddito fisso di proteggere i portafogli dalla correzione dei prezzi degli asset del 2022 ha cambiato l'approccio all'asset class che sarà molto più attivo e tattico. I segmenti alternativi del reddito fisso possono quindi svolgere un ruolo più importante, con il credito privato, l'high yield e il debito infrastrutturale considerati le opzioni più interessanti.

 

L'aumento dei tassi di interesse ha stimolato poi un nuovo interesse per i mercati emergenti. Il 71% degli investitori sovrani prevede che nei prossimi tre anni i mercati emergenti eguaglieranno o miglioreranno la performance dei mercati sviluppati. Quasi un terzo (29%) degli investitori, nel 2023, intende aumentare le proprie allocazioni nell'APAC emergente, diventando così la regione più popolare insieme al Nord America, e ben prima dell'APAC sviluppata (15%), dell'Europa sviluppata (14%) e del Medio Oriente (8%). Con il 22%, l'America Latina è stata la seconda regione più popolare in assoluto. L'India continua a essere considerata un mercato di riferimento: il 76% degli investitori la considera un'opportunità interessante per il debito dei mercati emergenti nel 2023. 

 

E anche nei confronti dei mercati privati la parola d'ordine è approccio selettivo. Gli investitori sovrani continuano a essere interessati agli asset privati e le infrastrutture sono considerate l’asset class più interessante per i prossimi cinque anni, davanti a reddito fisso, private equity e azioni quotate. Nel settore delle infrastrutture, si registra un notevole interesse per la produzione di energia rinnovabile: l'81% dei sovrani la considera un'area interessante, seguita al secondo posto dalla trasmissione e fornitura di energia (65%). Gli investitori però sono più cauti nei confronti delle operazioni ad alta leva finanziaria: quasi la metà dei fondi sovrani ha dichiarato di essere stata dissuasa da recenti operazioni immobiliari (48%), di private equity (49%) e infrastrutturali (43%) a causa di strutture di debito poco attraenti. L'immobiliare è attualmente percepito come il segmento di asset privati meno attraente, soprattutto a causa delle sfide nell’ambito degli uffici e del retail.

 

Molti fondi sovrani fortemente esposti a questi settori hanno cercato una diversificazione in aree come l'industria, la sanità e i data center, che sono diventati più popolari grazie alla crescita delle tecnologie digitali e del lavoro a distanza. La correzione dei prezzi ha avuto un impatto minimo sull’interesse per il private equity: solo il 13% degli investitori sovrani lo considera meno attraente di prima. Più di un terzo (34%) lo considera più interessante e la maggioranza (53%) non evidenzia alcun impatto.

 

“Nonostante le sfide, per molti soggetti sovrani l'economia globale rimane fondamentalmente solida e i rendimenti attesi per tutte le asset class sono superiori a quelli degli ultimi anni", ha commentato Rod Ringrow, (nella foto) head of official institutions di Invesco. "I dati di quest'anno, tuttavia, rivelano un disallineamento tra i fondi sovrani e le Banche Centrali sulle aspettative dei tassi d'interesse per i prossimi due anni. È molto più probabile che i fondi sovrani prevedano una tendenza al ribasso dei tassi d'interesse reali, pur rimanendo più alti rispetto all'ultimo decennio, mentre le Banche Centrali prevedono una tendenza al rialzo. Ciò sottolinea ulteriormente l'importanza di un approccio vigile e flessibile".

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