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7/3/2023 | Redazione Advisor
“Nel 2022 i crolli dei mercati azionari hanno spinto gli investitori ad immettere capitale nell’healthcare, un settore tendenzialmente difensivo”. Come spiega Giacomo Calef, country manager di NS Partners, ”i settori difensivi performano meglio nei periodi di instabilità economica, beneficiando di una domanda inelastica per i loro prodotti o servizi”.
Il gestore rileva che “nel 2023, nonostante i timori di recessione, l’inflazione elevata e i rialzi dei tassi, i mercati mostrano aspettative relativamente positive per il futuro. Ciò può in parte spiegare perché siano diminuiti gli investimenti nell’healthcare e aumentati quelli nel tech, un settore ciclico. In particolare, quest’ultimo ha beneficiato dal boom dell’intelligenza artificiale. L’indice healthcare dello S&P 500 ha perso il 2,78% da inizio 2023, mentre il Nasdaq è cresciuto del 31,87%”.
Quali sono le prospettive future per l’healthcare? “Il settore farmaceutico - risponde l'analista - potrebbe crescere grazie alla vendita di nuovi medicinali dimagranti, utilizzati precedentemente per il diabete. La società danese Novo Nordisk ha espanso la sua produzione, proponendo ai pazienti tre farmaci contro l’obesità: Ozempic, Wegovy e Saxenda. Inoltre, sia Novo Nordisk che Eli Lilly e Pfizer, sono nel processo di sperimentazione di pillole con dosaggi maggiori. Il titolo Eli Lilly ha un rapporto prezzi utili di 44, paragonato al 15 del Nifty Pharma Index. La valutazione elevata dell’azienda è in gran parte determinata dal farmaco Mounjaro, che però non è ancora stato approvato dai regolatori per la somministrazione per la perdita di peso. Dato che circa il 40% della popolazione USA soffre di obesità, gli analisti prevedono che questo mercato potrà generare oltre $100 miliardi di fatturato”.
Analizzando la totalità del settore farmaceutico, l’esperto osserva “come la severità del quadro normativo che lo circonda sia in aumento. Questo problema non affligge le aziende del biotech, che spesso hanno una capitalizzazione più bassa, e quindi sono meno controllate. Inoltre, si stima che circa 200 miliardi di dollari brevetti delle aziende farmaceutiche scadranno entro la fine del decennio, costringendole ad acquisire aziende di biotech, produttrici di nuove medicine sperimentali. Di conseguenza, mentre nel 2022 il biotech ha sottoperformato in confronto al pharma, nel 2023 i ruoli si sono invertiti”.
D’altra parte, “quest’anno il medtech ha avuto una performance deludente, che però è in fase di miglioramento. Nonostante gli utili del settore siano in crescita, i prezzi dei titoli stentano ad aumentare. La colpa può essere attribuita ai rialzi dei tassi d’interesse, che influenzano particolarmente il settore, composto da titoli growth. Questi ultimi hanno flussi di cassa attesi in un futuro lontano, che vengono quindi scontati maggiormente”.
“Tuttavia - conclude - Calef - il medtech rimane un settore attraente: la sua performance e la sua redditività indicano che i prezzi azionari potrebbero salire in futuro”.
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