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Quaestio SGR: banche e periferici europei supportati dalle banche centrali

5/3/2023 | Redazione Advisor

Per Valesi, CFA, head of credit della società non si vedono rischi di settore. Anzi il settore bancario vive una buona solidità


"Stiamo vivendo una fase in cui che le banche centrali si trovano a fronteggiare da un lato un’inflazione headline in rallentamento – grazie anche alla flessione nei prezzi energetici – e, dall’altro, un’inflazione core che si dimostra più vischiosa" sottolinea Federico Valesi (nella foto), CFA, head of credit di Quaestio SGR, che analizza l’impatto della politica monetaria delle principali banche centrali sulle opportunità d’investimento sul settore bancario. 

 

Per l'esperto la salvaguardia della stabilità dei prezzi è in cima alla priorità delle Banche centrali insieme all’obiettivo di stabilità finanziaria – da poco ritrovata dopo gli sconvolgimenti legati alle vicende di Credit Suisse e Deutsche Bank – a nostro avviso sia FED che BCE continueranno nella loro lotta contro l’inflazione.

 

"Ad oggi, il consensus spinge per un rallentamento del percorso di rialzi da parte della FED nel breve periodo con stime di un tasso terminale al 5.25% in USA e al 3.75% in Europa entro l’estate. Gli operatori credono in un’inversione di marcia da parte della banca centrale statunitense, che possa riportare i tassi al 4.5% entro fine anno. Dal nostro punto di vista, al contrario, continuiamo a ribadire il classico mantra degli ultimi mesi “tassi più alti più a lungo”: questo perché riteniamo che a fine anno FED e BCE possano attestarsi su livelli molto simili a quelli attuali almeno fino alla fine dell’anno. Ed è soprattutto per questo che stiamo prendendo esposizione alla parte più breve della curva, segmento che, a nostro avviso, può offrire le migliori opportunità d’investimento nei prossimi mesi, quando i temi chiave sui mercati obbligazionari continueranno ad essere da un lato gli agli alti livelli di inflazione, dall’altro l’impatto della stretta monetaria sull’economia reale sulla crescita economica. I mercati obbligazionari ci dicono che quest’ultima preoccupa soprattutto negli Stati Uniti, mentre i mercati azionari mostrano molto più ottimismo. Nei prossimi mesi vedremo chi avrà ragione" prosegue l'esperto di Quaestio SGR.

 

Sul fronte geografico, per l'esperto , sono i periferici ad offrire spunti più interessanti sui mercati del reddito fisso: Italia, Spagna e Grecia in primis. "Questo per una ragione molto intuitiva: nel calcolo del rapporto deficit/pil, il PIL è misurato in termini reali mentre il debito in termini nominali. In un contesto caratterizzato da alta inflazione, dunque, lo stock di debito (nominale) perde importanza dinanzi alla crescita del PIL (reale) portando benefici a quei Paesi che hanno tassi di crescita del PIL più marcati, indipendentemente dalla quantità di debito che hanno in pancia. Lo stesso, questa volta, non vale però per gli emergenti in quanto più legati, come di consueto, all’andamento del biglietto verde e quindi per forza di cose più esposti al rischio di cambio" precisa Valesi.

 

Dal punto di vista settoriale, invece pollice su per le banche. "Un buon punto di partenza è ragionare sul fatto che una crisi di liquidità, di fatto, non esiste. E che le principali banche, in media, vengono da mesi di buoni risultati. A nostro avviso, dunque, la crisi recente è classificabile bene o male come una crisi di fiducia, complice la vulnerabilità delle banche spesso al centro di operazioni di hedge fund e short seller. A ben guardare, però, non vediamo rischi di settore e confermiamo la stima del consensus, vale a dire la solidità del settore bancario anche nei prossimi mesi, senza dimenticare le differenze di regolamentazione di settore sulle due sponde dell’Atlantico: con le grandi banche americane che si muovono in un contesto a maglie più larghe e che, di conseguenza, possono anche risultare più profittevoli ma meno solide rispetto a quelle del Vecchio Continente" conclude Valesi.

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