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Politica monetaria, serve disciplina

3/27/2023 | Redazione Advisor

Storicamente, secondo gli investitori le banche centrali agiscono troppo tardi e poi esagerano e si spingono troppo in avanti e per troppo tempo. Sarà così anche questa volta?


Nelle ultime due settimane le banche centrali sono state protagoniste. Il 16 marzo la Banca Centrale Europea ha aperto le danze annunciando un rialzo dei tassi di riferimento del +0,50%. Il 22 marzo è stata la volta della Federal Reserve con un aumento del +0,25%, seguita dalla Bank of England con un +0,25% e dalla Banca Nazionale Svizzera, infine, con un +0,50%.

 

Cosa accomuna questi annunci? “Sono in linea con la traiettoria dei tassi di cui si mormora da qualche settimana ormai a prescindere dalle tensioni che scuotono il settore bancario” osserva Clément Inbona, gestore di La Financière de l’Echiquier. “Sono pure in linea con le aspettative, ancorché più frammentate del solito, condivise dagli economisti”.

 

“Con questi annunci, ogni banca centrale si è schierata ribadendo le sue posizioni, salvo poi fare alcune concessioni mirate dando liquidità aggiuntiva al settore bancario in crisi di fiducia” prosegue Inbona. “Hanno quindi scelto di non rallentare il ritmo dei rialzi che avrebbe potuto lasciare intendere che i rischi erano ben più gravi di quelli prospettati dai mercati. Al contrario, se si fossero spinte oltre nell’ampiezza dei rialzi avrebbero corso il rischio di sembrare del tutto sorde di fronte al subbuglio esploso nel settore bancario”.

 

“Va pur detto che la disciplina monetaria è più un'arte che una scienza” chiarisce il gestore. “È spesso necessario, infatti, dare un colpo al cerchio e uno alla botte condendo il tutto con un linguaggio rassicurante per le parti interessate”. Le dichiarazioni di Christine Lagarde ne sono la perfetta rappresentazione in quanto è riuscita a dichiarare che “il nostro obiettivo di portare l'inflazione al 2% nel medio termine non è negoziabile” e allo stesso tempo che “stiamo monitorando attentamente le attuali tensioni sui mercati, pronti a reagire qualora fosse necessario”.

 

“Spiega questo ragionamento duplice il fatto che le condizioni di credito, e quindi di finanziamento, si inaspriranno chiaramente attraverso il canale bancario nei prossimi mesi – aggiunge Inbona – ancorché sia prematuro misurarne la portata. Indebolite dai recenti eventi, le banche concederanno prestiti a condizioni più severe, il che equivale di fatto a un aumento "invisibile" dei tassi di riferimento”.

 

Inbona spiega che nel marzo 2021 Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della BCE, ispirandosi ai Daft Punk e alla loro hit "Harder, better, faster, stronger" aveva così giustificato il pacchetto di misure accomodanti per rilanciare la crescita e l'inflazione nell'Eurozona. È toccato, due anni dopo, a Christine Lagarde attingere al repertorio del famoso duo con la hit "Too long". Questa volta però, il contesto è ben diverso, con l'ondata inflazionistica che si sta abbattendo sulla zona e giustifica un atteggiamento più restrittivo che mai. Nell'introduzione al suo ultimo rialzo dei tassi ha così dichiarato: "Inflation is projected to remain too high for too long".

 

“Storicamente, gli investitori sono soliti considerare le fasi di inasprimento monetario come "too late, too far, too long". In altre parole, le banche centrali agiscono troppo tardi e poi esagerano e si spingono troppo in avanti e per troppo tempo. Speriamo che questa volta sia diverso – conclude Inbona – altrimenti, tra qualche trimestre, la recessione sarà inevitabile... A meno che i banchieri centrali non “Get lucky”.

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