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3/27/2023 | Daniele Riosa
“Il comparto IMPatto Lavoro Italia rappresenta una svolta significativa nel modo di approcciare la selezione degli investimenti, favorendo le società che rispettano criteri molto rigorosi nel mantenimento e nella creazione di occupazione stabile ed equa all'interno del nostro Paese: argomento particolarmente sensibile nell'attuale fase economica”. Lo spiega Fausto Artoni, gestore del fondo IMPatto Lavoro Italia art. 9 SFDR di IMPact SGR.
Che aggiunge: "Il fondo, investendo in titoli azionari italiani, deve abbinare la ricerca di performance finanziaria e di impatto positive. Più nello specifico, alla normale analisi della valutazione di impatto abbiamo aggiunto un modello di 25 KPI che valutano qualitativamente il lavoro dal punto di vista della generazione di impiego, dell’uguaglianza di genere e della sicurezza. Da questa analisi ricaviamo indicazioni che possono portare a incrementare o diminuire posizioni che già hanno superato positivamente l’analisi finanziaria e di impatto”.
Come si integra l'analisi d'impatto nel processo di investimento? (si parla di analisi finanziaria e analisi di impatto)
“Alla tradizionale teoria di portafoglio basata su un approccio bidimensionale di analisi rischio-rendimento degli investimenti, affianchiamo la dimensione dell’analisi d’impatto. Nel nostro processo di investimento, il comitato di sostenibilità ha la precedenza sul comitato di gestione. Il primo indica l’orizzonte investibile, organizza e valuta il lavoro degli analisti interni di impatto. Si occupa anche del tema essenziale che riguarda i dati oggetto di analisi e la loro qualità. Il comitato di investimenti svolge il ruolo classico di valutazione dello scenario macroeconomico e di valutazione finanziaria degli asset. In modo più pragmatico, il processo parte da un universo di investimento di riferimento, ottenuto attraverso una esclusione effettuata dal nostro team interno di analisi di sostenibilità di tutte le aziende che operano in business controversi. A questo punto, si opera una selezione in positivo delle società italiane che generano migliori esternalità positive in un’ottica di impatto sociale, ambientale e occupazionale. Infine, si applica a questo sottoinsieme di riferimento una rigorosa analisi fondamentale di tipo bottom-up. Il portafoglio modello ottenuto viene poi ottimizzato, ponderando gli attivi selezionati con l’obiettivo di massimizzare la performance di impatto. Un aspetto importante è che sono oggetto di investimento non solo le aziende che già si posizionano bene in termini di sostenibilità del proprio modello di business, ma anche quei titoli che si trovano su una traiettoria di miglioramento e che quindi lavorano per meglio affrontare le sfide dell’ormai ineludibile transizione ecologica”.
Quali sono le sfide (pro e contro) nel gestire un prodotto focalizzato sul mercato azionario italiano art. 9 SFDR?
“La nostra specializzazione sui fondi art. 9 SFDR si basa sulla forte convinzione che nel medio-lungo termine le società che abbinano buoni risultati di bilancio con una attenta gestione di impatto saranno quelle che performeranno strutturalmente meglio in virtù di un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti meno propensi a innovare. Da un punto di vista più ampio, sono anche società che si preparano a intercettare potenzialmente il sostegno dei governi che ormai sono impegnati a sostenere la transizione verso un modello di economia maggiormente sostenibile. Il nostro obiettivo è di investire quindi sempre di più in ricerca, con metodologie di analisi credibili, trasparenti e condivise con i nostri clienti. Da non dimenticare infine l’ulteriore sfida che riguarda il costante dialogo (engagement) con le società nelle quali investiamo per aiutarle nella transizione verso una migliore sostenibilità della loro attività”.
4. Quali sono le prospettive per i prossimi mesi sui mercati?
“Il quadro macroeconomico globale si è recentemente complicato dall’insorgenza di una inattesa instabilità finanziaria. Le Banche Centrali, ancora impegnate nella lotta all’inflazione, sono chiamate a combattere eventuali crisi di liquidità derivanti dal possibile deteriorarsi della fiducia verso gli istituti di credito, scongiurando effetti di contagio che potrebbero far precipitare l’economia in una crisi disordinata. Il mercato italiano ha una notevole esposizione al settore finanziario (che pesa oltre un terzo dell’indice principale): proprio per questa ragione, l’andamento del mercato azionario domestico è particolarmente sensibile alla stabilizzazione del sistema finanziario europeo ed al possibile incremento del costo della struttura del capitale delle banche. La struttura di bilancio e i controlli delle autorità di vigilanza europee garantiscono comunque una gestione del settore finanziario assolutamente migliore rispetto a quello delle medio-piccole banche statunitensi, per le quali gli accordi di Basilea III non sono applicabili. In tale contesto, ci appare cruciale focalizzarci sulla qualità dei titoli presenti in portafoglio, sulla buona visibilità degli utili futuri, su livelli di dividendo interessanti e sulla sostenibilità del modello di business”.
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