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2023, quale reddito fisso seguire?

3/8/2023 | Redazione Advisor

Ne abbiamo parlato con Fabrizio Viola, Fixed Income Portfolio Manager di Generali Investments Partners.


Il reddito fisso è forse l'asset class che ha sorpreso più negativamente nel 2022, non riuscendo a proteggere i portafogli in un contesto difficile dopo vari anni di repressione finanziaria. Il rimbalzo dei rendimenti in territorio positivo nella prima parte dell’anno dovrebbe fornire maggiore fiducia agli investitori e magari anche offrire finestre di entrata ancora interessanti stante il contesto sia dei tassi che degli spread. Con Fabrizio Viola, Fixed Income Portfolio Manager di Generali Investments Partners, delineiamo le prospettive del credito corporate e l’impostazione dell’allocation in tale contesto.

 

"Con il picco dell’inflazione molto probabilmente alle nostre spalle, i mercati finanziari si stanno interrogando sulle implicazioni di una possibile recessione. Noi sappiamo, però, che ogni recessione ha un suo timing, una certa intensità e durata nonché una limitazione geografica" psiega subito Viola. "Tutte le previsioni ad oggi fanno intendere che avremo i primi sentori di recessione durante il primo semestre dell’anno, probabilmente più pronunciati in Europa che in US, mentre ci sono maggiori incertezze sia sull’intensità che sulla durata di tale periodo recessivo. Nello scenario base dovremmo abituarci a vedere tassi di crescita vicini allo zero per un lungo periodo ma con un’inflazione abbattuta e tenuta sotto controllo dalle politiche delle Banche Centrali. Le implicazioni sul credito sono diverse a seconda del merito di credito degli emittenti e della loro capacità di trasferire i maggiori costi ai consumatori finali. Ci saranno sempre poche e altamente indebitate società industriali che pagheranno dazio, sia per le difficoltà proprie del loro business model ma anche per i maggiori oneri oggi necessari a rifinanziare il debito in scadenza".

 

Questo rinforza certamente la convinzione che le probabilità di default delle società aventi un merito di credito medio alto, ovvero investment grade più alcuni emittenti con rating doppio BB, resteranno molto basse se non pari allo zero. Inoltre, tali emittenti continueranno ad avere un buon accesso al mercato dei capitali per rifinanziare il debito in scadenza. "L’opinione costruttiva sui fondamentali è corroborata anche da una più precisa analisi delle valutazioni, le quali indicano che in termini di rendimenti assoluti e di spread sui titoli governativi ci troviamo in un momento storico favorevole" continua Viola. "Con rendimenti prossimi al 4,5%, il credito investment grade è di nuovo interessante per gli investitori istituzionali, che possono tornare su investimenti liquidi con profili di rischio più prevedibili e gestibili. In ottica cross-asset, questi rendimenti sono attraenti anche se paragonati al dividend yield di un indice azionario Europeo, che per adesso resta stabile intorno al 3-3,5% stante le svariate incertezze geo-politiche e i loro impatti sui bilanci societari".

 

In conclusione, secondo il Fixed Income Portfolio Manager di Generali Investments Partners, oggi il credito Investment Grade è "una scelta obbligata per un portafoglio robustamente diversificato. I rischi che possono minare tale ottimismo restano i noti fattori legati alla geo-politica nonché previsioni troppo benevole sulla recessione. Per catturare al meglio l’alpha insito nell’asset class riteniamo che un pesante sovrappeso ai finanziari sia utile, non necessariamente attuato mediante strumenti subordinati quanto piuttosto lavorando attentamente sui senior in termini di selezione. Per adesso bisognerà ancora avere una certa cautela sulle lunghe duration e cercare di catturare il carry sulle parti brevi delle curve, le quali hanno beneficiato di un forte movimento di rialzo dei rendimenti nel corso delle ultime settimane. I nuovi flussi, inoltre, avranno sempre più un bias verso la sostenibilità e i progetti green, e ci attendiamo che questo trend possa essere persino accelerato quando la Banca Centrale Europea inizierà il Quantitative Tightening con l’obiettivo di decarbonizzare il proprio portafoglio crediti favorendo le società leader nella transizione energetica e nell’adozione di principi ESG" conclude Viola.

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