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5/14/2024 | Daniele Riosa
“Abbiamo una prospettiva positiva per il reddito fisso, in quanto le politiche monetarie delle banche centrali hanno superato il momento di maggior rigidità e sono stati compiuti progressi significativi nel processo di disinflazione”. Lo ha spiegato Philippe Gräub, head of global & absolute return Fixed Income di UBP, nel corso del media event del gruppo, in cui l’esperto ha esposto la sua ricetta per un efficace posizionamento del portafoglio obbligazionario nell’attuale contesto macroeconomico.
“Il contesto economico globale – ha sottolineato l’analista - resta solido, soprattutto negli Stati Uniti. In particolare, i policymaker cercano ora di estendere il ciclo attraverso tagli graduali dei tassi nel tempo, se l'inflazione lo consente, piuttosto che chiudere il ciclo con rialzi aggressivi. Questo dovrebbe consentire agli investitori di trarre vantaggio dal carry interessante e dagli elevati rendimenti all-in. Prevediamo che questo ciclo di tagli sarà molto graduale e differente dai cicli precedenti, considerato il contesto di crescita in quello che sarà probabilmente un regime di tassi più alti a lungo termine. Ciò suggerisce anche di considerare l'allocazione al reddito fisso in modo strategico e con un orizzonte pluriennale, dato che i rendimenti potrebbero rimanere elevati per un periodo di tempo più lungo”.
Quali settori preferire? Per l’economoista in prima fila, ci sono soprattutto i “segmenti di mercato a reddito più elevato, tra cui l'High Yield e il debito finanziario subordinato (AT1). L'High Yield ha senso in un momento di robusta crescita nominale globale, che dovrebbe consentire di mantenere un contesto favorevole ai tassi di default, mentre l'investimento in questo segmento attraverso gli indici CDS consente di beneficiare del suo profilo di maggiore liquidità rispetto ai cash bond. Riteniamo inoltre che il segmento del credito con rating BB offra una buona remunerazione del rischio rispetto a quello BBB, ad esempio, con un rendimento storico annualizzato superiore del 2%, pur presentando un profilo di volatilità molto simile. Inoltre, i tassi di insolvenza tra queste due coorti di rating sono stati tendenzialmente molto bassi e simili, mentre il rischio di insolvenza aumenta man mano che si scende nello spettro di rating. Infine, da marzo dello scorso anno abbiamo continuato a osservare un sentiment favorevole degli investitori nei confronti degli AT1, all’inizio principalmente dalle autorità di regolamentazione e, più recentemente, da parte degli emittenti che hanno costantemente richiamato le loro obbligazioni negli ultimi trimestri. Anche gli utili delle banche si sono rivelati impressionanti e sottolineano come questo settore rimanga un beneficiario chiave di un contesto di tassi e inflazione più elevati”.
Sul fronte dei rischi, il manager rileva che “stiamo monitorando il perdurare dell'inflazione in presenza di una robusta crescita interna negli Stati Uniti, come dimostrano le tre sorprese consecutive al rialzo dell'IPC statunitense e la significativa accelerazione dell'indice del costo dell'occupazione negli Stati Uniti. Nonostante questi dati, il presidente della Fed Powell continua a orientarsi verso un taglio dei tassi, sostenendo un allentamento delle condizioni finanziarie che potrebbe finire per mantenere più a lungo l'inflazione. Di conseguenza, dal punto di vista della costruzione del portafoglio, riteniamo che si debba essere più difensivi nell'esposizione ai tassi d'interesse, in quanto questi forniscono una minore protezione al rischio d'inflazione descritto. Detto questo, è improbabile che la Fed sia costretta ancora una volta ad alzare i tassi, come suggerito da Powell nella sua recente conferenza stampa, preferendo invece mantenere una politica restrittiva per un periodo di tempo più lungo in un contesto di inflazione più elevata. Questa funzione di reazione escluderebbe un rischio di coda negativo per il reddito fisso di una ripresa del ciclo di rialzi”.
“Dal punto di vista della costruzione del portafoglio - prosegue l’esperto - privilegiamo un approccio barbell che prevede un'allocazione a titoli High Yield e AT1, ma anche a titoli a tasso variabile a breve scadenza. Un portafoglio di nomi di elevata qualità, a tasso variabile e a breve scadenza ha oggi un rendimento significativamente superiore a quello di un portafoglio di obbligazioni investment grade tradizionali a causa dell'inversione della curva dei rendimenti”.
“Riteniamo - conclude Gräub - ancora appropriata un'allocazione verso i titoli a tasso variabile, dato che questo ciclo di taglio sarà probabilmente più graduale, il che consente di continuare a trarre vantaggio dall'elevato rendimento offerto da questi strumenti”.
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