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12/28/2022
Nello scenario attuale, caratterizzato da un'inflazione ai massimi da molti decenni, forte crescita dei prezzi e perdite consistenti sui mercati finanziari, sono le azioni gli strumenti più adatti a garantire protezione nel lungo termine e tra questi, i titoli delle aziende del settore pharma & biotech sono in una posizione privilegiata. È la view di Gianpaolo Nodari, ad di J. Lamarck.
Nodari evidenzia infatti che “le società impegnate nel settore della salute, specialmente quelle che si occupano di malattie rare, soffrono generalmente meno dell’inflazione proprio per la maggior possibilità di trasferire gli aumenti dei prezzi sui loro clienti, intesi come le strutture sanitarie pubbliche o i sistemi di assistenza sanitaria governativi (basti pensare che negli ultimi anni, caratterizzati da inflazione nulla o addirittura deflazione, i prezzi di quasi 600 farmaci sono aumentati in media del 5,2% annuo). Inoltre, le aziende del settore biofarmaceutico possono far leva su una certa flessibilità nell’approvvigionamento, nella produzione e nella distribuzione dei loro prodotti”.
La pandemia ha inoltre riacceso la consapevolezza dell’importanza di disporre di farmaci efficaci, adeguati e sicuri e gli investimenti in scienza, ricerca e innovazione rappresentano oggi una priorità per i governi di tutto il mondo. “I farmaci biotecnologici, incluse le terapie avanzate, rappresentano oggi più del 50% della pipeline di ricerca a livello globale” sottolinea Nodari. “Una quota destinata a crescere ancora nei prossimi anni. Secondo le più recenti stime, nel 2025 i farmaci biotech rappresenteranno il 55% dei primi 100 farmaci per fatturato”.
“Secondo l’OCSE - chiarisce Nodari - nel 2030 le biotecnologie avranno un peso enorme nell’economia mondiale: saranno, infatti, biotech l'80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli, il 35% dei prodotti chimici e industriali, arrivando a incidere complessivamente per il 2,7% del PIL globale”.
Nodari sottolinea che il settore continua ad essere sostenuto da quattro fondamentali fattori: ”pipeline (più di 10.000 candidati in sperimentazione e investimenti in R&S cresciuti di oltre tre volte rispetto a quelli dell'industria farmaceutica), innovazione (farmaci di altissima qualità spesso dedicati alla cura di patologie oggi incurabili), trend demografico (l’invecchiamento della popolazione implica inevitabilmente un aumento della domanda di farmaci) e attività di M&A tra Big Pharma e biotech con una liquidità totale disponibile per operazioni di M&A stimata in più di 600 miliardi di dollari”.
“Alla luce delle nuove prospettive e grazie alle recenti mosse della presidenza USA che ha firmato un ordine esecutivo per aumentare i finanziamenti per l'industria biotecnologica statunitense nel tentativo di ridurre la dipendenza cinese dai materiali per l'agricoltura e per l’industria biofarmaceutica, riteniamo il settore biofarmaceutico un driver di crescita fondamentale, solido e in continua espansione” conclude Nodari.
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