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Biotech, il rialzo può proseguire

6/28/2024 | Max Malandra

Ricerca, terapie avanzate, nuovi prodotti, M&A: sono molti i driver di crescita, nonostante valutazioni contenute e posizionamento ai minimi.


Grandi vincitori nel periodo della pandemia, i titoli del biotech hanno subìto - come e più di altri settori - i rialzi dei tassi di interesse che ne hanno schiacciato le valutazioni. La ripresa del comparto negli ultimi 12 mesi, lascia ben sperare, ma si è trattato di un inizio della ripresa oppure solo di un grande rimbalzo in via di esaurimento? ADVISOR ha chiesto il parere ad alcuni dei principali gestori del comparto, facendosi indicare aree e titoli giudicati più interessanti. Ecco cosa ne pensano.

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“Nell’ultimo anno, le small e mid cap del biotech hanno registrato forti guadagni, beneficiando dell’ottimismo per la possibile fine del rialzo dei tassi negli USA, di dati clinici positivi e di un’ondata di attività di M&A poiché le grandi aziende biofarmaceutiche, ricche di liquidità, cercano di sostituire i propri blockbuster che perdono la protezione brevettuale - spiega Andy Acker, portfolio manager di Janus Henderson Investors - Sono tendenze destinate a proseguire, dato che le valutazioni di molte aziende promettenti sono troppo basse. Anche l’innovazione ha subito un’accelerazione: la FDA ha approvato la cifra record di 73 nuove terapie nel 2023. Molti di questi farmaci sono per grandi categorie di malattie e rappresentano nuovi cicli di prodotti importanti che potrebbero guidare la crescita dei ricavi nel prossimo decennio”.

“Ci aspettiamo una significativa crescita del settore nei prossimi anni, trainato da innovazioni rivoluzionarie che porteranno a progressi significativi, quali l’offerta di nuovi trattamenti e terapie per malattie finora non curabili - conferma Matthew Konosky, lead healthcare portfolio manager di UBS AM - Inoltre, il contesto dei tassi, che sta diventando favorevole, dovrebbe consentire di beneficiare delle interessanti opportunità offerte dall’esposizione a tecnologie trasformative e una crescita a lungo termine”.

“Si assiste a una forte ondata di innovazione, soprattutto in aree come l’oncologia, l’immunologia e l’editing genetico - aggiungono Evan McCulloch, Wendy Lam e Akiva Felt, portfolio manager per Franklin Templeton del Franklin Biotechnology Discovery Fund - Siamo incoraggiati dal fatto che le aziende abbiano concentrato i loro sforzi su piattaforme per la scoperta di nuovi farmaci, nuovi composti e aree con significative esigenze mediche non soddisfatte. Quest’anno sono aumentate anche le IPO, segno di rinnovato interesse per il settore, che però deve anche affrontare alcune sfide, come l’incertezza normativa, la pressione sui prezzi e la scadenza dei brevetti”.

“I timori per il contesto macro hanno ridotto la propensione a investire nel settore, ma i fondamentali sono di supporto alla crescita dei ricavi, correlata alla performance del prezzo delle azioni nel tempo, e le valutazioni sono molto ragionevoli - riassume Linden Thomson, senior portfolio manager, Thematic Global Equity di Candriam - Riteniamo che il biotech sia ben posizionato per una buona crescita nel medio-lungo termine”.

“Il 2024 si presenta come un anno di grandi innovazioni - conferma Gianpaolo Nodari, amministratore delegato di J. Lamarck - Sebbene i farmaci per l’obesità si siano guadagnati gran parte dell’attenzione, le aziende stanno attivamente perseguendo terapie e tecnologie per trattare, ed eventualmente curare, le principali malattie e migliorare la vita delle persone”.

Più cauto, invece, Tazio Storni, gestore del fondo Pictet-Biotech di Pictet Asset Management. “Aprile si è dimostrato un mese difficile per asset a lunga duration/rischiosi come il biotech. Con tassi “più alti più a lungo” e un quadro inflazionistico sgradevole, il biotech si conferma una nicchia oggetto di scarso interesse. L’M&A continua ad animare il quadro insieme alle prospettive macro. Crediamo nella prosecuzione di questo trend: molte operazioni si confermano competitive. Le aziende farmaceutiche sono alla ricerca di asset a basso rischio grazie a solidi dati di Fase 2 o a mercati terapeutici consolidati. Qualora il quadro macro tenesse, il biotech avrebbe un anno discreto in quanto le aspettative si sono riassestate, il posizionamento è al minimo storico, le operazioni di M&A proseguono e il numero di società è notevolmente diminuito. Occorrerà monitorare le presidenziali USA di novembre”.

Ma quali sono le aree potenzialmente più interessanti per gli investitori?

“Le aree dell’oncologia, immunologia, farmaci per il diabete/obesità e malattie cardiovascolari, ovvero quelle che rappresentano la più grande porzione della spesa farmaceutica, sono quelle di maggior interesse anche se non si debbono dimenticare settori come quello delle terapie geniche che grazie alle rivoluzionarie tecnologie CRISPR sono le aree che offrono maggiori potenzialità di crescita” spiega Nodari.

“Sono essenzialmente tre aree - riassume il gestore di Janus Henderson - In primo luogo quella relativa al cancro, per passare da chemioterapie e radiazioni indiscriminate a trattamenti immuno-oncologici più mirati che sfruttano, anziché attaccare, il sistema immunitario dell’organismo. Poi l’Alzheimer, con 55 milioni di persone affette al mondo: uccide più persone del cancro al seno e del cancro alla prostata messi insieme. I decessi dovuti all’Alzheimer sono aumentati del 145% dal 2000 al 2019. Infine l’obesità: entro il 2030 oltre il 40% della popolazione mondiale sarà obesa o in sovrappeso. Il costo del trattamento dei problemi di salute legati all’obesità ammonta a trilioni di dollari l’anno”.

“Malattie orfane, oncologia e disturbi neurologici - dettagliano dal Franklin Biotechnology Discovery Fund - Le malattie orfane e rare per i rimborsi protetti, la flessibilità dell’approvazione della FDA e la significativa necessità non soddisfatta che spinge domanda e finanziamenti. L’oncologia, con le opportunità di coniugati anticorpo-farmaco, radiofarmaci e terapia cellulare. I disturbi neurologici, grazie alla medicina di precisione che è un potente strumento per l’utilizzo di biomarcatori del sistema nervoso centrale per diagnosticare e trattare malattie a livello individuale. L’Alzheimer potrebbe vedere le future opzioni terapeutiche sostenute da sviluppi significativi e nuove applicazioni di farmaci. Infine, il trattamento di malattie psichiatriche, come la schizofrenia, sta spostando l’attenzione verso la cura di malattie neurodegenerative geneticamente guidate e il miglioramento dell’efficacia e della tollerabilità attraverso meccanismi d’azione innovativi”.

“Il fondo attualmente investe in settori terapeutici, tra cui l’oncologia, verso la quale è indirizzata tuttora la maggior parte della spesa in R&S della biofarmaceutica - conferma Thomson - La neurologia e le malattie del sistema nervoso centrale sono state a lungo difficili da trattare, con alti tassi di insuccesso clinico, ma presenta esigenze mediche non soddisfatte ed è sempre più un focus per le aziende. Ci sono anche piattaforme tecnologiche innovative per trattare le malattie, ad esempio quelle cellulari, quelle geniche e i silenziatori genici”.

“Il focus è sulle piattaforme tecnologiche - sintetizza Konosky - Molte di queste piattaforme si trovano nell’ambito delle terapie genetiche, con tecnologie come mRNA, siRNA e CRISPR CAS-9 che alimentano nuovi progressi”.

“A lungo termine, il dibattito sui costi sanitari dei farmaci prenderà una nuova direzione - conclude Storni - Il sistema di rimborsi basato sul valore, già utilizzato in alcuni Paesi, è ora richiesto da più parti anche negli USA. Governo, autorità normative, compagnie assicurative e operatori di settore devono trovare un compromesso per gestire in modo efficiente i costi dei farmaci senza frenare l’innovazione. Gli stakeholder più importanti, i pazienti, dovrebbero poter ricevere cure di alta qualità senza incorrere in spese insostenibili. Tale scenario offre una grande opportunità per le società innovatrici non solo sul fronte scientifico, ma anche in termini di business model e di offerte convenienti e all’avanguardia”.

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