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10/1/2022
Tutto come previsto. Le elezioni italiane hanno visto la vittoria della coalizione di destra e in particolare del partito di Fratelli d’Italia. È la prima volta dal dopoguerra che l’Italia vede una vittoria netta di un partito di estrema destra e sarà, probabilmente, la prima volta che il Paese sarà guidato da una donna.
Alle spalle ci lasciamo una campagna elettorale molto rapida (è durata 66 giorni) e come sempre ricca di propaganda e di promesse che, i più informati, sapevano già difficili da mantenere. Le prime dichiarazioni di Giorgia Meloni hanno fatto emergere la consapevolezza che adesso arriva il “momento della responsabilità”, queste le parole della leader di Fratelli d’Italia che durante tutta la campagna elettorale ha cercato di mostrare un lato “istituzionale” che fino a quel momento non era stato mai mostrato. Adesso però, come sempre accade dopo una campagna elettorale e dopo le elezioni, arriva la vera sfida: governare. Una sfida che oggi sarà particolarmente complicata perché il prossimo Governo italiano prende le redini di un paese che, da un lato ha registrato una performance positiva nella prima metà dell’anno. Dall’altro si appresta ad affrontare un futuro in salita, a causa della crisi energetica, della stretta monetaria della BCE e delle forti tensioni geopolitiche in atto.
Certo potrà contare su una buona parte di lavoro già impostato dal governo di Mario Draghi che, soprattutto per quanto riguarda il PNRR, ha definito tutto quello che poteva definire riducendo al minimo i rischi di scontri con l’Unione Europea, ma subito il neo-governo dovrà confrontarsi con due grandi prove: la legge di bilancio e l’atteggiamento verso il conflitto Ucraina-Russia. Per questo gli occhi delle agenzie di rating sono puntati sulla composizione del nuovo governo e in particolare sul nome che sarà indicato per ricoprire il ruolo di Ministro dell’Economia.
Un tassello fondamentale per capire, al di là delle parole, le reali intenzioni del nuovo governo su temi come il rapporto con l’Unione Europea, con gli Stati Uniti, con la politica estera, con il PNRR. Il tutto senza dimenticare le esigenze dell’imprenditoria italiana e dei commercianti del Bel Paese che si scontrano con le difficoltà della crisi. Insomma subito il “governo Meloni” dovrà trovare un equilibrio tra la necessità di essere parte di un disegno più ampio, come quello europeo, e il DNA “nazionalista” che caratterizza la storia di Fratelli d’Italia. Il tutto cercando di convincere in primo luogo le agenzie di rating che, se non apprezzeranno le prime scelte, potrebbero spingere l’Italia verso un downgrade che significherebbe essere declassati a paese “junk”, con quello che ne consegue. Un downgrade che ci auguriamo di non dover gestire perché metterebbe a rischio il già precario equilibrio dei risparmi degli italiani.
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