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9/7/2022 | Daniele Riosa
Su una cosa i gestori sembrano tutti d’accordo: il rialzo dei tassi che effettuerà la BCE nella riunione del consiglio direttivo di giovedì sarà di 75 punti base. Ma vediamo di seguito quali implicazioni avrà la scelta di politica monetaria dell’istituto di Francoforte su economia e mercati.
Gero Jung, chief economist di Mirabaud AM, spiega che “a far prevedere un aumento di 75 pb ci sono la lettura dell'inflazione di agosto, che mostra un ulteriore aumento delle pressioni sui prezzi nell’Eurozona, e i commenti da falco dei funzionari della BCE, tra cui Isabel Schnabel e Francois Villeroy, in occasione del simposio di Jackson Hole. Per quanto riguarda l'inflazione, i dati di agosto hanno mostrato che l’inflazione primaria ‘headline’ è ora superiore al 9% su base annua, con le statistiche dei Paesi baltici che confermano livelli superiori al 20%. Per quanto riguarda l'Eurozona nel suo complesso, l'inflazione è stata trainata dall'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dei beni industriali non energetici, mentre l'inflazione energetica si è attenuata durante il mese di agosto, soprattutto a causa di una dinamica dei prezzi delle materie prime più stabile e degli effetti di base. È importante notare l'aumento dell'inflazione Cpi core al 4,3% a/a, ben al di sopra della definizione di stabilità dei prezzi. Per quanto riguarda la comunicazione dei funzionari della BCE, i commenti del governatore francese sono stati da falco, dato che suggerito che l'obiettivo della neutralità della politica monetaria dovrebbe essere raggiunto entro la fine dell'anno. Così Villeroy ha implicitamente affermato che il tasso di sarà portato all'1,5% entro la fine di dicembre. Riteniamo che la BCE agirà ora a settembre (con un aumento di 75 punti base) e il 27 ottobre (alzando di almeno 50 pb), ma poi farà una pausa, poiché i timori di recessione diventeranno più prominenti”.
Per Pietro Baffico, european economist di abrdn, “la Bce si trova in bilico tra il rallentamento della crescita e i timori di un disancoraggio delle aspettative di inflazione. A causa dell'impennata dei prezzi, a luglio la Banca Centrale Europea aveva già abbandonato decisamente la propria forward guidance, con un rialzo di 50 pb. Riteniamo che il dato del 9,1% relativo all’inflazione di agosto, spingerà la Bce ad anticipare il ciclo di inasprimento. L'imminente rialzo dovrebbe essere tra i 50 e i 75 pb, con quest'ultima ipotesi sempre più probabile. D’altro canto, dopo i toni hawkish di Jackson Hole, sempre più governatori si sono espressi a favore di un ‘intervento deciso’, inviando un segnale forte. Il ritmo dell’inasprimento dovrebbe poi rallentare, con incrementi più contenuti probabili a ottobre e dicembre. Le prospettive per il 2023 sono più nebulose, date le incertezze dello shock energetico, ma ci aspettiamo che la Bce sospenda il suo ciclo di rialzi quando arriverà la recessione”.
François Rimeu, senior strategist, La Française AM, prevede che è “probabile che i funzionari della BCE manterranno il loro approccio ‘meeting by meeting’ e si asterranno dal fornire indicazioni esplicite sul ritmo delle prossime manovre. Non ci aspettiamo che il Presidente della BCE Lagarde fornisca ‘guidance’ sul livello del tasso neutrale o terminale. Non ci aspettiamo un annuncio riguardo alla fine del Asset Purhiase Programme, ma il Presidente Lagarde potrebbe comunicare che r-inizieranno presto le discussioni. È possible che la BCE annunci alcune modifiche alla remunerazione della liquidità in eccesso, visti i tassi reali positivi. È probabile che le nuove proiezioni della BCE ridurranno drasticamente le previsioni di crescita, considerando il rallentamento del ritmo e la crisi energetica in corso. Per il 2022, le proiezioni potrebbero rimanere invariate o includere piccole modifiche (la crescita del 2° trimestre è stata forte), ma ci aspettiamo revisioni significative per le proiezioni del 2023. Ci aspettiamo che le previsioni della BCE sull'inflazione vengano riviste al rialzo nel 2022 (dal 6,8% all'8%) e nel 2023 (dal 3,5% al 4,5%) per poi scendere vicino all'obiettivo del 2% nel 2024. Riteniamo che questa settimana la BCE trasmetterà un messaggio forte, in grado di riflettere il suo impegno nel riportare l'inflazione all’obiettivo del 2%. A questo punto, a nostro avviso, il Consiglio direttivo opterà per una posizione restrittiva nonostante il rallentamento economico. Probabilmente i tassi saranno leggermente più alti e la curva dei rendimenti si appiattirà”.
Jeffrey Cleveland, chief economist di Payden & Rygel, presenta le 5 linee guida “da falco” che possono influenzare l’Eurotower: 1) Smettere di cercare cavilli sulle cause dell’inflazione e ammettere che si tratti di un problema enorme. Per Schnabel, il tempo di discutere le cause dell’aumento dei prezzi è finito. “È irrilevante se sia guidata dall’offerta o dalla domanda”, sostiene Schnabel, “se una Banca Centrale sottovaluta la persistenza dell’inflazione ed è lenta nell’adattare le sue politiche, allora i costi possono essere significativi”. 2) I rischi di inflazione restano al rialzo anche dopo l’impennata. I rischi inflattivi sono ancora alti e Schnabel cita ad esempio “le pressioni senza precedenti sulla produzione, un mercato del lavoro ristretto e le rimanenti pressioni sull’offerta aggregata che minacciano di alimentare un processo inflattivo tanto difficile da controllare quanto più esitiamo ad agire”. I numeri di agosto sembrano darle ragione. L’inflazione è salita al 9,1%. Anche escludendo i prodotti alimentari e l'aumento dei prezzi dell'energia, l'IPC core è salito al 4,3%. Sebbene l'inflazione “trimmed mean”, (ovvero aggiustata eliminando le componenti più anomale di un dato periodo), dell'area Euro non sia ancora disponibile per il mese di agosto, a luglio è salita al 5,8% su base annua, mostrando pressioni inflazionistiche ancora di ampia portata. 3) C’è il rischio di perdere l’ancoraggio dell’inflazione in Europa. Le aspettative dell’inflazione nell’area Euro si stanno disancorando. È questo il timore di Schnabel, supportato dai dati più recenti: le aspettative mediane, infatti, sono vicine al 3%, mentre le aspettative medie sono passate dal 3% di un anno fa all’attuale 5%. E non c’è nulla che spaventi un banchiere centrale più delle aspettative di inflazione non ancorate. Il rischio è infatti un aumento delle richieste salariali, che possa andare ad incendiare ancora di più l’inflazione. Appare sempre più evidente come i banchieri centrali mirino a tornare al 2% e non si accontentino di un 3-4%. 4) Una recessione non fermerà la BCE. Schnabel ha anche ammesso che nemmeno una recessione dissuaderebbe la BCE dall'effettuare rialzi dei tassi. "Anche se entriamo in una recessione, abbiamo poca scelta se non quella di continuare il percorso di normalizzazione" ha commentato durante una tavola rotonda. 5) Nessuna pausa, nessun cambio di rotta. Infine, Schnabel si è detta contraria a una pausa fino a quando l'inflazione non tornerà sotto controllo”.
Claudia Fontanive-Wyss, portfolio manager di Vontobel, e Mondher Bettaieb-Loriot, head of corporate bonds di Vontobel, constatano che “il mercato prezza fortemente un rialzo di 75 punti base per la riunione di domani, rafforzato dai commenti da ‘falco’ di vari membri della BCE negli ultimi giorni. Solo Philip Lane sembra avere qualche riserva, sostenendo un approccio più misurato. Ci piacerebbe vedere un rialzo di 75 punti base, poiché riteniamo che i dati siano a favore di un'azione immediata piuttosto che tardiva, mentre non escludiamo del tutto la possibilità di un rialzo di 50 punti base. Opportunità di investimento Riteniamo che il prezzo dei crediti europei sia ormai prezzato a causa dell'aumento dei prezzi, del rallentamento delle aspettative di crescita e dell'atteggiamento ‘falco’ delle banche centrali e che i rendimenti delle obbligazioni societarie appaiano interessanti. Potremmo vedere un po' di debolezza più avanti nel corso dell'anno, quando le revisioni degli utili saranno riviste al ribasso, ma per il momento riteniamo che ci sia un potenziale di stabilizzazione degli spread creditizi, idealmente supportato da una decisione sostenibile e lungimirante della BCE. In questo contesto, le obbligazioni bancarie, in particolare le strutture senior, appaiono interessanti”.
Gergely Majoros, membro del comitato investimenti di Carmignac, si chiede se “la BCE indicherà un cambio di strategia per i restanti meeting di quest'anno. Sebbene il mercato abbia quasi incorporato un rialzo di 75 punti base per questa settimana, le aspettative per ottobre e dicembre sono significativamente inferiori a 75 punti base. Tuttavia, poiché la BCE è desiderosa di colmare il divario che la separa dalla neutralità il più rapidamente possibile, riteniamo che sia altamente probabile un'accelerazione dei rialzi dei tassi d'interesse a 75 punti base per volta. I rialzi dei tassi potrebbero infatti essere molto più difficili da realizzare nel 2023, a causa del contesto potenzialmente recessivo, del superamento del picco di inflazione e della pausa del ciclo di rialzi della Fed statunitense. Il recente annuncio di Gazprom di tagliare le forniture di gas all'Europa avvalora ulteriormente questa tesi. In questo scenario, non solo si sta avvicinando rapidamente il picco dell'inflazione nell'Eurozona, previsto per il quarto trimestre del 2022, ma anche il picco di rigidità della BCE. Ci aspettiamo infatti che il quasi embargo sul gas e la carenza d’acqua aumentino la pressione sostenuta sui prezzi dell'energia e sui beni alimentari nei prossimi mesi. Ma la soglia del picco e la tempistica esatta con cui sarà raggiunto dipendono ancora da come i governi gestiranno il passaggio degli aumenti dei prezzi dell'energia ai clienti finali. Dal punto di vista degli investitori, in questa fase riteniamo che la prudenza debba essere ancora il criterio di riferimento, sia sui mercati obbligazionari sia in quelli azionari. La visibilità resta limitata. Gli investitori alla ricerca di punti di inflessione nei mercati dovrebbero comunque rimanere vigili nei prossimi mesi. Arriverà il momento in cui le banche centrali, inclusa la BCE, rinunceranno all’aggressivo inasprimento, ma serve ancora tempo”.
Sylvain Broyer, chief economist EMEA di S&P, sostiene che “la BCE deve fare molto di più sui tassi, poiché le prospettive di inflazione a breve termine continuano a deteriorarsi, mentre l'attività e il mercato del lavoro rimangono abbastanza resistenti. Come minimo, per tornare in territorio neutrale, la politica monetaria dovrebbe aumentare il tasso di deposito di 100 punti base rispetto a quello attuale. Due membri del Consiglio direttivo della BCE hanno dato risposte pubbliche diverse alla domanda su quale sia la velocità giusta per tornare alla normalità. Uno di loro predilige la determinazione alla cautela, il che sarebbe in linea con un aumento di 75 punti base questa settimana. L'altro, preoccupato per le condizioni di finanziamento, forse comprensibilmente, visto che la curva dei rendimenti a termine si è invertita, ritiene che una serie di passi multipli (cioè piccoli) sia la prassi migliore. Un modo per conciliare le due posizioni sarebbe quello di allargare il corridoio dei tassi d'interesse. Lo spread tra il tasso di deposito e il tasso di prestito marginale è piuttosto ridotto. Aumentare il tasso di deposito di 50 punti base la prossima settimana, incrementando al contempo il tasso repo e il tasso di rifinanziamento marginale di 75 punti base, potrebbe contribuire a normalizzare ulteriormente le condizioni monetarie senza sconvolgere eccessivamente le condizioni di finanziamento”.
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