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Forum Ambrosetti, i manager italiani vedono positivo

9/5/2022 | Redazione Advisor

Concluso il 48esimo appuntamento di Cernobbio. Valerio De Molli spiega che “la classe dirigente rappresentata da The European House - Ambrosetti ha manifestato un discreto ottimismo: il 70% degli imprenditori ha dichiarato di attendere una crescita per quest’anno nonostante la compressione degli utili”


Il Forum Ambrosetti si chiude con numeri importanti. Il consueto appuntamento settembrino di Cernobbio ha visto l’alternarsi di ottanta i relatori, ventidue sessioni di lavoro ed oltre venti Paesi rappresentati. Massiccia la rappresentanza dei politici tra cui quindici ministri del governo italiano, due commissari europei e numerosi esponenti italiani ed esteri. In gran numero anche i manager accorsi: oltre duecento. Durante la tre giorni si è discusso di economia globale, di Agenda Europea, di Italia in particolare sulla sua competitività dell'Italia sugli ecosistemi digitali e sulle riforme abilitanti per il Pnrr.

A tracciare un bilancio più preciso della quarantottesima edizione del Forum, il padrone di casa Valerio De Molli, amministratore delegato e managing partner di The European House - Ambrosetti: “I numeri di questa edizione: 12 governi rappresentati, 2 Capi di Stato, il messaggio del presidente Mattarella, 3 Commissari europei, 15 ministri del Governo italiano, tanti imprenditori che rappresentavano asset per 50 trilioni di dollari. In questi giorni si è vista tanta agitazione, ma come ho detto all’inizio della tre giorni, attenzione a non cadere nella sindrome del colibrì che batte velocemente le ali per rimanere sempre nello stesso punto. Senza una visione di lungo termine è a rischio l’agenda per il futuro. Nonostante le difficoltà però, la classe dirigente rappresentata da The European House - Ambrosetti ha manifestato un discreto ottimismo: il 70% degli imprenditori ha dichiarato di attendere una crescita per quest’anno nonostante la compressione degli utili”.

De Molli prevede che il “PIL italiano possa calare fino alla metà di quella attesa, dal +4,3-4,5% al +2-2,5%". Anche perché "il costo dell'energia per le imprese italiane potrebbe raggiungere i 37 miliardi di euro nel 2022, circa 30 milardi euro in più rispetto al 2019". Inoltre "l'interruzione dell'approvvigionamento di alcune materie prime, combinata alla spinta inflattiva, stanno determinando impatti enormi su filiere industriali italiane come siderurgia, ceramica, automotive, calzature, autotrasporto, zootecnia, agricoltura, pane, pasta e bakery".

Ma non tutto il quadro è nero. Proprio il Pnrr potrebbe essere il grimaldello per stimolare la crescita. "Gli investimenti del Pnrr – prevede De Molli - potranno abilitare un aumento strutturale del Pil e del suo tasso di crescita per un valore pari al +1,9% dal 2026 in poi fino ad ottenere al 2036 un differenziale di Pil di 221 miliardi di euro (+11%).Se la congiuntura geopolitica ha ridimensionato le prospettive di crescita, il Pnrr resta una fondamentale leva di rilancio per il nostro Paese che al 31 dicembre 2021 ha conseguito tutti i 51 traguardi e obiettivi previsti”.

Nella giornata di sabato è arrivato il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella incentrato sul preoccupante aumento dei prezzi dell’energia. Il capo dello Stato ha sottolineato che “il vertiginoso innalzamento dei prezzi dell’energia, favorito anche da meccanismi irragionevoli e da squilibri interni tra i Paesi europei, costituisce uno dei nodi più critici del momento attuale”. Per questo è “necessaria e urgente una risposta europea all’altezza dei problemi. I singoli Paesi non possono rispondere con efficacia alla crisi. Nel liberarsi dalla dipendenza russa per le fonti di energia, l’Europa è chiamata, ancora una volta, a compiere un salto in avanti in determinazione politica, integrazione, innovazione. L’Unione europea è il solo attore continentale che possa agire per calmierare i prezzi dell’energia, sostenendo le attività produttive, assicurando i servizi ai cittadini e, al tempo stesso, agendo sul terreno delle energie rinnovabili, confermando concreta solidarietà all’Ucraina”.

Non ha usato giri di parole Daniele Franco. Il ministro dell’economia ha rilevato come “le prospettive sono nell’immediato problematiche. Abbiamo un rallentamento dell’economia mondiale rispetto alle precedenti revisioni, abbiamo la questione dei prezzi del gas e dell’energia e un progressivo incremento dei tassi d’interesse. “C’è un dibattito sul funzionamento del mercato europeo dell’energia. Più in generale sul ruolo del prezzo marginale nel mercato dell’energia. E’ evidente che stiamo trasferendo all’estero una parte del nostro potere di acquisto. Se si guarda alla bolletta energetica del Paese, cioè quanto costano le importazioni nette di energia, vediamo che nel 2021 era di 43 miliardi e nel 2022 potrebbe salire a 100 miliardi. Un aumento di 60 miliardi significa circa 3 punti di Pil e vuol dire un deflusso di risorse dall’Italia verso l’estero. La possibilità di fiscalizzare l’aumento del costo dell’energia – ha concluso Franco - trova dei limiti nel nostro bilancio pubblico con il debito molto elevato e i tassi d’interesse tendenzialmente crescenti”.

Tra i manager presenti c’era anche Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, che parlando di inflazione a margine del Forum in un video de Il Sole 24 Ore ha sottolineato che "le banche centrali stanno sviluppando interventi drastici per frenarla. La Bce si preoccupa della corretta trasmissione degli indirizzi di politica monetaria verso il sistema produttivo e le banche collaboreranno allo sforzo che sta facendo la Bce". Spostando l'attenzione sul debito pubblico italiano e sulla speculazione sui titoli di Stato, il presidente ha evidenziato che "le scommesse dei fondi fanno parte della speculazione, che si muove quando i fondamentali le danno qualche speranza di guadagno". "L'importante", ha aggiunto, "è non creare queste situazioni. Quando si creano delle variazioni di fondo, la speculazione le incrementa, le moltiplica. Non bisogna dare dei pretesti alla speculazione". "Lo spread sale per effetto della speculazione che ha sempre bisogno di elementi concreti su cui appoggiarsi", ha poi detto Gros-Pietro.

"Ricordiamo che l'inflazione è partita per cause strutturali. Prima la pandemia che ha fermato la produzione di interi settori provocando la disruption delle catene di fornitura, con un blocco del canale di Suez. Tutto questo ha portato a un aumento dei prezzi e da lì è partita un'inflazione che rischia di autoalimentarsi che può innescare la spirale salari-prezzi e prezzi-salari. Se parte una spirale che si auto-alimenta c'è il rischio di un disastro". Per Gros-Pietro è importante valorizzare le potenzialità del Next Generation Eu e bisogna andare avanti su questa strada".

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