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7/27/2020 | Daniele Riosa
Quella appena trascorsa è stata una settimana significativa per i mercati, sia per quanto riguarda gli Stati Uniti che l’Europa. Innanzitutto, come spiega Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki, “abbiamo visto la performance da inizio anno dell’indice azionario S&P500, che raggruppa le prime 500 società americane per capitalizzazione di mercato, tornare ai livelli di inizio anno (l’ultima volta era accaduto l’8 giugno, brevissima parentesi di un giorno prima di tornare in negativo). Al 23/07 la performance Year-To-Date risultante è pari a +0,15% circa”.
In Europa, invece, “è stato raggiunto un accordo che passerà alla storia, attraverso cui l’Unione Europea raccoglierà debito dal mercato dei capitali per favorire un importante rilancio dell’economia. A grande richiesta, ecco il Recovery Fund, un piano per cui i 27 leader europei hanno raggiunto un’intesa finale non solo sull’ammontare, pari a ben 750 miliardi di euro, ma anche sulla distribuzione tra sovvenzioni e prestiti, rispettivamente pari a 390 e 360 miliardii. Quindi, è arrivato anche dall’Europa (UE) un sostegno importante a favore dei Paesi maggiormente danneggiati dal Covid, anche se dovremmo dare uno sguardo alla situazione sui mercati. Nonostante la settimana, come era lecito attendersi, abbia registrato qualche rialzo, l’Euro Stoxx 50, indice di riferimento per l’azionario europeo, da inizio anno lascia sul terreno ancora 11 punti percentuali circa”.
Pertanto, come mai ancora questa differenza con i listini americani? “Come abbiamo già accennato altre volte - risponde l’economista - si rende necessario porre attenzione alla composizione degli indici. Su quelli americani abbiamo una ponderazione importante sul settore tecnologico, che nel corso di questi ultimi mesi ha galoppato grazie all’accelerazione dei trend e al fattore momentum. Quest’ultimo è riconducibile sia ad un rally dei titoli growth, con riferimento in particolare alle società big tech appartenenti all’indice americano, sia ad un ritardo nel recupero da parte dei value, di cui è composto in gran parte il mercato europeo. A fronte di ciò, si potrebbe dedurre che il recupero delle perdite di marzo, almeno finché in Europa non si concretizzerà un sostanziale rimbalzo economico, sarà difficile da realizzarsi nel breve”.
Tuttavia, anche il mercato americano “è tornato a multipli meno interessanti nell’ultimo periodo ed il rapporto sempre più teso con la Cina mette in dubbio la sostenibilità di un ininterrotto proseguimento del rialzo dei corsi azionari. Pertanto, per i prossimi mesi si suggerisce prudenza e rigore nella gestione del rischio dei portafogli, e non solo per quanto riguarda la parte azionaria, ma anche quella obbligazionaria. Ad esempio, anche il segmento high yield ha messo a segno un rimbalzo significativo in quest’ultimo periodo (l’indice Bloomberg Barclays Global High Yield è sotto solo di un punto da inizio anno), quindi questo momento potrebbe rappresentare un’occasione per alleggerire il portafoglio (per chi avesse tali strumenti) da titoli obbligazionari che, a fronte di un probabile aumento dei tassi di default delle imprese, potrebbero vedere un altro allargamento degli spread nel corso dei prossimi mesi. che producono dispositivi medicali all’avanguardia e strumenti per la cura della salute. Nel prossimo periodo, tuttavia, potremmo assistere a nuove ondate di volatilità dato che, tra le altre cose, il periodo estivo è caratterizzato da una riduzione dei volumi di scambio ed i movimenti sui mercati possono essere influenzati da pochi operatori (soprattutto quelli che gestiscono grandi masse)”.
“Pertanto, con riferimento al comparto azionario, sarebbe più opportuno favorire quelle strategie che prendono posizioni sia lunghe che corte, attraverso cui il gestore possa offrire la possibilità all’investitore di limitare l’impatto derivante dalle oscillazioni dei mercati azionari”, conclude Calef.
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