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Petrolio, accordo sui maxi-tagli. Basterà?

4/15/2020 | Redazione Advisor

Nitesh Shah, director, research, di WisdomTree commenta l’accordo storico tra i Paesi produttori per ridurre la produzione di greggio


Dopo un'impasse che si è protratta dal 6 marzo fino al fine settimana di Pasqua, e che ha portato i prezzi del Brent ai minimi degli ultimi 18 anni, l'OPEC+ è finalmente pronta a ricominciare a ridurre la produzione di petrolio. “Tuttavia” spiega Nitesh Shah, director, research, di WisdomTree, “riunire i produttori è stato difficile. L'ostacolo è stato superato dal presidente Trump che ha mediato una conversazione tra il presidente Putin e il re saudita Salman. Il ruolo degli Stati Uniti in questo accordo non si esaurisce qui. Dopo che il Messico si è opposto al taglio di 400.000 mila barili al giorno, gli Stati Uniti sono intervenuti per accettare implicitamente di ridurre la produzione sobbarcandosi anche la quota messicana. Questo evidenzia chiaramente che gli Stati Uniti desiderano ardentemente, tanto quanto i membri del cartello, che si riduca l'eccesso di offerta e che i prezzi del petrolio tornino a crescere”.

 

“Lo "stallo messicano" di giovedì 9 aprile ha causato notevoli ritardi nei lavori e quando i paesi del G20 si sono incontrati venerdì 10 aprile, l'accordo non era ancora stato raggiunto” prosegue Shah. “La riunione del G20, presieduta dall'Arabia Saudita, è stata l'occasione per i Paesi consumatori di esprimere l'entità della distorsione della domanda e quali misure si stanno mettendo in atto per ridurre l'offerta (anche in Paesi che sono grandi produttori). Tuttavia, il comunicato di questo incontro è stato debole, senza numeri fermi in termini di impegno. Apparentemente le bozze originali del testo avevano una formulazione molto più forte, che parafrasava il "whatever it takes" della BCE di Draghi. Tuttavia, la versione annacquata proposta sembra essere il risultato di una mancanza di accordo e della diffidenza reciproca dei suoi membri”.

 

Nel dettaglio, l’accordo approvato dall’OPEC prevede che verranno apportati tagli alla produzione di 9,7 milioni di barili al giorno da maggio a giugno 2020, rispetto ai livelli di ottobre 2018 per la maggior parte dei paesi. Il valore di riferimento per la Russia e l'Arabia Saudita è di 11 milioni di barili giornalieri (che è superiore a quello che producevano nell'ottobre 2018). Da luglio a dicembre 2020 la produzione verrà ulteriormente ridotta a 7,7 milioni di barili al giorno, e poi a 5,8 da gennaio 2021 ad aprile 2022 Le quote dei singoli paesi non sono ancora disponibili sul sito web dell'OPEC.

 

L’ accordo sarà sufficiente a sostenere i prezzi dell’oro nero? “Questo è il più grande taglio coordinato mai realizzato nella produzione di petrolio. C'è però da chiedersi se ciò sarà sufficiente a riportare il mercato petrolifero in una situazione di equilibrio” commenta ancora l’esperto di WisdomTree. “Dato che le previsioni di riduzione della domanda vanno da 15-22 milioni di barili al giorno nell'aprile 2020 e che queste misure non entreranno in vigore fino a maggio, è probabile che a breve termine si assisterà a un sostanziale squilibrio. Ma l'accordo rimarrà in vigore fino al 2022, quindi il contenimento della produzione potrebbe a lungo andare eliminare l'offerta in eccesso. Chiaramente nessuno conosce la durata e la portata della distruzione della domanda legata alla pandemia di COVID 19, ma perlomeno si sta affrontando la seconda parte dello shock gemello sui mercati petroliferi (cioè quello relativo all'aumento dell'offerta)” conclude Shah.

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