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3/23/2020 | Redazione Advisor
Le notizie che circolano sul cambiamento climatico e i suoi effetti sono spesso negative. Ma, nel grande mare di titoli preoccupanti e allarmisti, ci sono varie ragioni per cui gli investitori possono essere ottimisti. Parola di Deirdre Cooper, portfolio manager della Global Environment Strategy di Ninety One (in precedenza Investec AM).
Andiamo nel dettaglio. Qual è la prima ragione per cui considera importante questo cambiamento di approccio?
Uno dei fattori essenziali è la spinta della politica e dell’economia. Si iniziano a vedere misure sui cambiamenti climatici che fino a pochi anni fa sarebbero state inimmaginabili. La politica industriale europea è in questo momento interamente orientata verso un’economia a basse emissioni di carbonio, con i leader del continente intenti a dimezzare le emissioni per il 2030 –un impegno che richiederà investimenti per 260 miliardi di euro l’anno in energia, trasporti e costruzioni. Intanto il Regno Unito ha presentato un divieto di vendita di auto a benzina e diesel entro un massimo di 5 anni, che entrerà in vigore a partire dal 2035 e, per la prima volta in assoluto, sono state incluse nel divieto anche le auto ibride. La reazione di alcuni settori della comunità imprenditoriale è stata ugualmente impressionante. Disattendendo molte previsioni, i dati dimostrano che le emissioni di CO2 originate dal settore energetico hanno arrestato la loro crescita nel 2019 non appena i sistemi economici sviluppati hanno abbandonato il carbone in favore dell’energia eolica, solare, a gas naturale e nucleare. È la prima volta in un decennio che le emissioni di CO2 dal settore energetico non sono aumentate.
Tutto questo quali opportunità crea per gli investitori?
L’incremento dei provvedimenti a tutela del clima sta espandendo il ventaglio di opportunità per gli investitori. A nostro avviso esistono alcune imprese orientate alla decarbonizzazione molto interessanti, con modelli di business solidi, dotate di tecnologie molto all’avanguardia e di una buona posizione sul mercato. Ovviamente, ci sono anche aziende che non presentano queste caratteristiche e per questo raccomandiamo un approccio molto selettivo. Nonostante ciò riteniamo superata l’idea che un portafoglio focalizzato su investimenti climatici presenti fattori di rischio elevati.
Quali sono i driver alla base della transizione energetica?
È necessario investire risorse per trasformare le nostre infrastrutture di approvvigionamento energetico, elettrificare alcuni comparti economici come il settore dei trasporti e aumentare fortemente l’efficienza dell’energia che utilizziamo. Esistono già possibilità di investimento per queste tre opzioni, verso la creazione di un mondo a basse emissioni di carbonio.Tra l’altro, sempre più investitori si stanno rendendo conto che disinvestire da settori ancora incentrati sull’emissione di gas serra non è, di per sé, sufficiente. Nel report di Investec intitolato Planetary Pulsee pubblicato di recente, emerge che gli investitori sono propensi a investire i loro risparmi per favorire il contrasto ai cambiamenti climatici. Circa il 61% degli aderenti a fondi pensione inglesi ha dichiarato che sarebbe disposto a mettere una parte della propria pensione da lavoro in investimenti sostenibili.Questo cambio di atteggiamento a favore degli investimenti positivi è un bene per il pianeta, in quanto aumenta la probabilità che siano effettivamente messe in atto delle azioni significative in questo settore;ma è un bene anche per chi investe nella decarbonizzazione, perché si rafforzerà il sentiment favorevole per quei modelli di business che puntano molto sull’abbattimento delle emissioni.
Come individuate i temi da mettere in portafoglio per gli investitori?
La nostra strategia Global Environmentè rivolta alla crescente attenzione degli investitori istituzionali per i rischi connessi al cambiamento climatico e investe in società quotate lungo tutta la catena del valore che beneficiano del trend della decarbonizzazione. Attraverso la nostra metodologia di screening possiamo individuare le aziende che ottengono almeno il 50% dei loro ricavi da aree che contribuiscono alla transizione verso un’economia a basso impatto di carbonio, misurando il cosiddetto "carbonio evitato".
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