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Accordo Cina-USA, un déjà-vu che non durerà a lungo

10/25/2019 | Daniele Riosa

Botham e Wade (Schroders): “Continuiamo ad aspettarci un ritorno dell’escalation dei dazi prima della fine del 2019”


Craig Botham, senior emerging markets economist e Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders, concentrano la loro analisi su quello che potrebbe riservare la guerra commerciale in futuro.

Per gli esperti “sono due gli appuntamenti da guardare con attenzione: il primo è il meeting dell’APEC tra Trump e Xi, data entro cui questo accordo dovrebbe già essere stato scritto e finalizzato ed essere pronto per l’endorsement. La seconda data è il 15 dicembre, quando cade la deadline per l’introduzione di nuovi dazi al 15% su circa 160 miliardi di dollari di beni. Vista la tendenza che questi dialoghi hanno di soccombere quando giunge il momento di assumersi impegni nella fase di scrittura dell’accordo, dubitiamo che questo accordo sopravviverà fino alla fine dell’anno. Continuiamo ad aspettarci un ritorno dell’escalation dei dazi prima della fine del 2019, anche se è possibile che la deadline per i nuovi dazi venga spostata al primo trimestre dell’anno prossimo".

“L’impatto sulla crescita globale di questa prima fase di accordo commerciale tra Usa e Cina – continuano gli economisti - sarà limitato. I produttori agricoli statunitensi ne beneficeranno, grazie all’aumento di acquisti di carne di maiale e soia da parte della Cina, ma oltre a ciò l’unica notizia positiva è il fatto che l’aumento dei dazi dal 25% al 30% previsto per questa settimana è stato rimandato.bTuttavia, parlando di imprese, l’incertezza persisterà finché i dazi saranno attivi e la minaccia di ulteriori aumenti sarà usata come uno strumento di negoziazione per ottenere un accordo più rilevante sulla proprietà intellettuale”.

La Cina “potrebbe decidere di aver concesso il più possibile e acconsentire a mettere in stallo i negoziati all’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Ciò creerebbe un limbo per le società che potrebbe pesare sulle spese in conto capitale, dato che le aziende aspetterebbero di avere maggiore chiarezza prima di impegnarsi in nuove spese. La guerra tecnologica probabilmente continuerà, dato che le preoccupazioni in termini di sicurezza continuano ad essere elevate”.

“Nel frattempo – concludono gli economisti di Schroders - potremmo anche assistere all’apertura di un nuovo fronte nei mercati dei capitali, con gli Usa che limitano i flussi di capitale con la Cina, applicando restrizioni sulle IPO o sugli investimenti istituzionali all’estero. Questa ‘fase uno' dell’accordo rappresenta un passo nella giusta direzione, ma ne saranno necessari molti altri per eliminare la nebbia della guerra commerciale”.

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