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Carmignac rafforza la liquidità in portafoglio

7/27/2011 | Massimo Morici

La società francese ha deciso di ridurre gli investimenti in obbligazioni societarie dal 34 al 32% del patrimonio. Sul fronte azionario ridimensionate le posizioni in metalli diversi e hi - tech


Le politiche di austerità messe in atto, o anche soltanto raccomandate, in Europa e negli Stati Uniti aumentano il rischio di una "giapponesizzazione" delle economie avanzate. In questo scenario Carmignac, società finanziaria francese con un patrimonio in gestione di 50 miliardi di euro, ha scelto per il terzo trimestre 2011 di rafforzare la liquidità, aumentando gli strumenti liquidi dal 13% al 17%, in parte convertendola in Treasury statunitensi.


Per quanto riguarda il settore obbligazionario, la casa fondata da Edouard Carmignac, ha deciso una leggera riduzione degli investimenti in obbligazioni societarie, passando dal 34 al 32% del patrimonio di Carmignac Patimonie, che con un tasso di inflazione attorno al 3% sia in Europa che negli Stati Uniti, e tassi monetari dell'1,5% (euro) e dello 0,25% (dollaro), rappresentano ancora un investimento interessante (con rendimenti del 7,3% nel segmento High Yield e del 4% nell'Investment grade), e di mantenere stabile al 3,65% l'esposizione ai titoli di Stato dei paesi sviluppati.


Da 18 mesi, infatti, la società d'investimento francese non detiene più in portafoglio titoli sovrani europei al di fuori dei Bund, visto che lo spread tra i titoli di stato francesi e quelli tedeschi ha raggiunto il massimodi 63 punti base. Quasi dimezzato il settore dei bond dei paesi emergenti, passato dall'8,2 al 4,3% del patriomonio, Carmignac tuttavia conta di riacquistare titoli di debito in valuta locale di alcuni paesi per trarre vantaggio dal ciclo di contrazione dei tassi lunghi che dovrebbe avviarsi.


Sul versante azionario, infine, la società d'investimento ha ridimensionato le posizioni in metalli diversi, dal 9,3% al 4,9% del portafoglio di Carmignac Investissement, e degli hi - tech, dal 15,1% all'11,6%, a vantaggio dei titoli difensivi, che sono passati dal 4,9% al 12,4%. Mantenuti sia gli asset degli energetici al 15,5%, incrementando le posizioni di promettenti società di esplorazione e produzione (upstream) e ridimensionando l'esposizione in società di servizi petroliferi (downstream), sia l'esposizione al settore aurifero, all'11,2% del fondo.
 

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