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5/29/2019 | Luca Guerrasio
Le imprese private, in teoria, dovrebbero essere scoraggiate dalle prospettive economiche incerte, dalle barriere commerciali e dal costo delle materie prime.
Come dimostra la seconda edizione dell’indagine annuale di Deloitte, su un campione di 2.500 dirigenti di aziende, c'è ottimismo per il futuro.
Le ragioni sono molteplici ma spicca la consapevolezza, da parte dei manager, delle proprie capacità nel guidare le loro aziende.
Per i prossimi 12 mesi, secondo lo studio “la maggior parte degli interpellati si aspetta un miglioramento dei principali indicatori di performance”.
Tra gli indicatori più citati vi sono il fatturato e il profitto.
“Per il 65% del campione il fatturato è destinato a crescere significativamente” mentre “ per il 62% i profitti aumenteranno nel breve periodo” evidenzia l'indagine.
Da cosa è dettato l’ottimismo che emerge dallo studio?
Secondo Deloitte “è da attribuire alla natura delle aziende private libere di mantenere una prospettiva di lungo termine perché, rispetto alle società quotate:
- sono soggette a minori pressioni da parte di azionisti, analisti e altri stakeholder
- tendono a essere più agili, adattandosi rapidamente alle mutevoli condizioni di mercato
- hanno un atteggiamento propositivo sul capitale umano, prevedendo un ampliamento del proprio organico”.
Quali sono le metodologie per ottenere un vantaggio competitivo nell’attuale scenario di mercato?
Viviamo in un contesto di continuo cambiamento. Dallo studio, si evince che le chiavi per emergere appaiono:
- l’ innovazione (con lo sviluppo di nuovi prodotti)
- gli investimenti ( che, in Italia, riguarderanno l’information security e la cyber intelligence)
- la quotazione in borsa (reputata utile dal 32% degli intervistati mondiali e solo dal 18% di quelli italiani).
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