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Brexit: una storia dal finale aperto

2/15/2019

Nonostante una data ci sia e anche piuttosto ravvicinata (29 marzo), gli scenari di uscita che analizza Aberdeen Standard Investments sono molteplici e nessuno pare prevalere sull'altro


Brexit è diventata una storia con il finale aperto. Nonostante una data di scadenza esista ed è anche dietro l'angolo, il 29 marzo prossimo.

Secondo l'analisi di Stephanie Kelly, political economist, Aberdeen Standard Investments i percorsi diusicta del Regno Unito dall'Unione europea sono molteplici ma nessuno spicca sull'altro a dimostrazione di come l'incertezza sia, paradossalmente, l'unico punto fermo. 

 

L’esito più probabile, spiega l'esperta, è un accordo proposto da May (25%), dato il ruolo chiave che il governo gioca nel negoziare e approvare la legislazione sulla Brexit. Tuttavia, il suo margine di manovra in questo contesto è chiaramente limitato da opinioni molto diverse all'interno del suo stesso partito in merito all'accordo di uscita proposto, oltre che dalla mancanza di volontà dell'UE di modificare la clausola di backstop.

Il secondo risultato più probabile è un'unione doganale (20%). È l'unico accordo legale esistente che potrebbe ottenere la maggioranza in Parlamento, dato che rientra nelle proposte politiche del partito laburista, aiuta a mantenere una frontiera irlandese fluida e assicura il controllo dell'immigrazione, un principio chiave nella campagna pro-Brexit. Tuttavia, limita chiaramente la capacità del governo di concludere accordi commerciali a livello globale, una linea rossa per molti deputati pro-Brexit.

 

Il rischio che non si giunga ad un accordo rimane sostanziale (20%), a causa dell’incertezza sulla via da seguire, dell’opposizione all'accordo proposto da May in seno allo European Research Group (ERG) del partito conservatore. Senza dimenticare che senza un accordo si configurerebbe una posizione giuridica di default.

Rimangono ancora possibili sia un'elezione generale che un referendum (15%), anche se quest'ultimo ha perso consensi nelle ultime settimane. Ciononostante, entrambe le opzioni offrirebbero ai deputati un dispositivo di salvataggio in una situazione di stallo politico. Non è comunque chiaro quali domande porrebbe la scheda elettorale, di conseguenza gli scenari potrebbero includere o meno l'opzione “No Deal”.

L’opzione Norvegia Plus, pur ampiamente discussa sui media, secondo le stime di Aberdeen resta la meno probabile (5%). Questo perché non persegue nessuno degli obiettivi della campagna Brexit (controllo dell'immigrazione, politica commerciale indipendente, contributi all'UE) ed è quindi molto difficile che sia appoggiata da un governo conservatore, o anche da una maggioranza semplice.

 

Insomma, per gli scenari due tre e quattro, la BoE continua come previsto con un unico aumento dei tassi di 25bps nel secondo semestre del 2019. In caso di elezioni generali (scenario 5) o secondo referendum (scenario 6), ci aspettiamo che la BoE assuma una posizione attendista nel 2019 a causa delle conseguenze dell'incertezza di tali eventi. Se non si raggiunge un accordo (Scenario 1), ci aspettiamo che la Banca riduca i tassi di 25bps. Questa risposta limitata è dovuta alla mancanza di spazio per un sostanziale allentamento, alla pressione al rialzo dell'inflazione da parte del mercato del lavoro e allo shock dal lato dell'offerta che tale scenario genererebbe.

 

 

 

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