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10/16/2024 | Daniele Barzaghi
L'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea è costata al centro di Londra la perdita i 40.000 posti di lavoro finanziari, secondo le stime dell'economista Michael Mainelli, lord mayor della City: un impatto ben più grave di tutte le statistiche finora ufficializzate.
Secondo Mainelli, studioso di origini italo-irlandesi, Dublino è stata la principale beneficiaria (con circa 10.000 incarichi trasferiti da Londra), ma ne hanno guadagnato anche Milano, Parigi e Amsterdam.
La produzione economica nel cuore del settore finanziario britannico, comprese banche e fondi patrimoniali, è diminuita di oltre il 15% dalla fine del 2019, poco prima che il Regno Unito lasciasse formalmente l'UE. Nel complesso, la produzione dei servizi finanziari in Gran Bretagna è diminuita dell'1% dalla fine del 2019, in netto contrasto con Francia e Germania, dove è aumentata dell'8%, e sopratutto Irlanda, dove è cresciuta del 18%, secondo i dati dei conti nazionali.
I consulenti di EY avevano finora stimato in 7.000 gli operatori finanziari che avevano lasciato Londra per l'Unione Europea e avevano evidenziato come i lavoratori della City fossero saliti a 615.000, grazie alla crescita del settore assicurativo e dell'analisi dei dati.
Sebbene alcuni avessero sperato che la Brexit avrebbe dato a Londra la libertà di ridurre l'immigrazione, eliminare gran parte delle regolamentazioni dell'UE e rafforzare l'economia, secondo i dati di Mainelli l'immigrazione è aumentata, la regolamentazione si è rivelata difficile da districare e l'economia ha rallentato.
“Ci sono molte più cose che potremmo fare sui visti” ha aggiunto. "Stiamo anche lavorando su accordi commerciali bilaterali con la Germania".
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