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2/7/2018
Dalla scorsa settimana, i mercati azionari hanno bruciato la maggior parte dei guadagni del 2018. La partenza a razzo delle borse a gennaio era stata troppo rapida e gli indicatori del sentiment erano diventati eccessivamente ottimistici. La doccia fredda è arrivata lunedì 5 febbraio, quando Wall Street è riuscita a perdere in un solo giorno il 4,6%. Tuttavia, il sell-off del mercato è più sistemico che basato sui fondamentali. Così la pensa la maggior parte dei gestori, anzi quasi tutti. A partire dal gestore patrimoniale più grande al mondo: BlackRock continua a essere positivo sull'equity in un'ottica di lungo periodo. "La nostra convinzione, stando lo stato di salute dell'economia globale, è che l'attuale correzione sia un 'opportunità per aggiungere rischio in portafoglio" si legge nell'ultimo bollettino settimanale per gli investitori. Anche per Deutsche AM una correzione del mercato era attesa da tempo e, considerato il contesto economico forte e la solida crescita degli utili, l'asset manager tedesco resta ottimista sull’azionario e non prevede un sell-off sull’obbligazionario.
Ma cosa ha spinto molti investitori ad alleggerirsi di azioni in portafoglio lunedì? Per Dorval Asset Management (parte del gruppo Natixis Global Asset Management), la combinazione di indici altamente ipercomprati e l'accelerazione della correzione dei tassi ha provocato una correzione dei mercati azionari internazionali (S&P 500 -8%, Eurostoxx 50 -9% da fine gennaio) dopo una fase di ipercomprato. "I mercati avevano cambiato rotta nell'ambito di un'asimmetria negativa, che li ha resi più vulnerabili alle cattive sorprese" spiegano gli esperti. "Molti investitori cominciavano a ritenere che le valutazioni di mercato fossero perfette, e che la rotta degli indici dovesse rimanere immutata. Dimenticandosi così di molti rischi e fattori strutturali che impediscono una crescita costante. Gli investimenti non sono mai sicuri e bisognerebbe sempre prepararsi a una varietà di esiti possibili" aggiunge Nick Clay, gestore BNY Mellon Global Equity Income.
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— zerohedge (@zerohedge) 5 febbraio 2018
Dal punto di vista dei fondamentali, infatti, poco sembra essere cambiato. L'aumento dei salari dovrebbe in ultima analisi essere un fattore positivo per l'economia statunitense: esso può rappresentare un costo aggiuntivo per le aziende, ma in generale costituisce un segnale di miglioramento dell'economia. "In assenza di una dinamica indicizzata, la cosiddetta 'spirale dei prezzi salariali', ciò dovrebbe rappresentare un vantaggio netto sul lungo periodo" sottolinea Steven Andrew, gestore del fondo M&G Income Allocation, commentando il sell-off dell'azionario globale. "I fondamentali macro e micro positivi non giustificano i recenti movimenti del mercato. Mentre è confermato il miglioramento del contesto economico, la stagione delle trimestrali a livello globale evidenzia dati robusti diffusi e consistenti con la nostra view che il ciclo degli EPS è fondamentale per sostenere i rendimenti degli investimenti azionari. Quindi, la solidità dei fondamentali rimane intatta" dice Monica Defend head of strategy di Amundi.
E c'è persino chi interpreta il recente contraccolpo come, in realtà, il più vigoroso segnale di salute dei mercati da molto tempo a questa parte. "Il rally sostenuto dal comparto tecnologico negli Stati Uniti aveva ormai portato le valutazioni oltre il limite del ragionevole, le prospettive inflazionistiche non potevano rimanere basse all'infinito e a presiedere la Fed è giunto un nuovo Presidente che dobbiamo ancora imparare a conoscere. Avremmo dovuto preoccuparci se i mercati non avessero reagito a questo scenario" conclude Lames Bateman, chief investment Officer multi asset di Fidelity International.
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