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11/28/2017 | Greta Bisello
La strada verso la normalizzazione sarà lunga ma anche inevitabile e il 2018 sarà caratterizzato proprio dal cambio di marcia delle banche centrali che fino a oggi hanno sostenuto l’economia globale, facendole raggiungere gli attuali livelli.
Secondo Eoin Murray, Head of Investment, Hermes Investment Management protagoniste indiscusse del 2017 sono state le tensioni geopolitiche a livello globale (Stati Uniti, Corea del Nord, Russiagate), ma l’economia ha tenuto e i mercati finanziari non ne hanno risentito (anche se gli investitori non sembrano persuasi abbastanza).
Il 2018 sarà caratterizzato da una riduzione degli stimoli monetari, in un contesto che cambia gli investitori saranno invitati a una profusa e diffusa prudenza.
Neil Williams Capo Economista e Silvia Dall’Angelo Economista Senior di Hermes Investment Management ritengono che la strada per la normalizzazione sarà tutt’altro che facile e le conseguenze saranno i prossimi due anni di tassi relativamente negativi. Dopo i 14 mila miliardi di QE iniettati dalle banche centrali quale sarà la reazione quando i rubinetti verranno chiusi? La FED dal canto suo cercherà di riequilibrare la condizione attraverso il quantitative tightening allentando la pressione sui tassi, facendoli arrivare a un tasso molto più basso rispetto quello cui eravamo abituati.
Ruolo differente recita il Regno Unito, l’unica grande economia con inflazione, nonostante i rialzi della BoE saranno limitati durante le trattative per la Brexit.
La BCE prevede la riduzione del QE ma sarebbe un passo indietro se le tensioni politiche portassero alla disgregazione dell’unione monetaria.
Sulla Cina invece pesa la spada di Damocle rappresentata dagli Stati Uniti e dalle relative politiche sui dazi commerciali in aggiunta alla tensione crescente verso la Corea del Nord. Questi fattori contribuiscono a disegnare lo scenario del “new normal” in materia di tassi e rendimenti bassi ancora a lungo piuttosto che un ritorno ai livelli pre-crisi. Nessun inasprimento quindi ma solo un atteggiamento meno accomodante.
I mercati liquidi, conclude Andrew Jackson, Head of Fixed Income si sono ristretti e compressi. Quelli meno liquidi invece hanno visto un numero maggiore di investitori alla ricerca di strumenti più complessi, illiquidi e di qualsiasi altro premio per il rischio.
Tra le proposte di offerta, sul credito sono stati indicati strumenti non più indicati per banche e assicurazioni dell’era post Solvency II e Basilea III. I mercati del credito del 2018 saranno caratterizzati da meno beta e più alpha e i rendimenti saranno conseguiti attraverso una diversificazione d’investimento. In conclusione è lecito aspettarsi una correzione di qualche tipo ma dato gli attuali livelli di tassi e di crescita, bisognerà attendere ancora per capirne l’entità.
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