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12/28/2022
Il 2023 sarà un anno ancora segnato da numerose incertezze e insidie, soprattutto nei primi mesi, ma si comincerà a intravedere un po’ di luce e non mancheranno le opportunità d’investimento, dopo un 2022 che verrà ricordato come una delle peggiori annate per i mercati finanziari. È questa in sintesi la view delle case di gestione, che prevedono nel complesso un anno meno complicato e imprevedibile, nel corso del quale si mitigheranno alcuni degli eccessi registrati nell’ultimo biennio.
I termini chiave saranno probabilmente “inversione” e “stabilizzazione”. Quasi tutti gli esperti si trovano infatti d’accordo sul fatto che il prossimo anno assisteremo ad una brusca frenata della crescita, che si tradurrà probabilmente in recessione, ma che porterà con sè un calo dell’inflazione e quindi una moderazione delle politiche monetarie restrittive da parte delle banche centrali, anche se il percorso non sarà omogeneo per tutte le regioni e aree del mondo. Gli Stati Uniti entreranno probabilmente in recessione nel corso del 2023, ma questa sarà di lieve entità, mentre per l'Europa la recessione potrebbe essere già in atto e sarà più profonda, in quanto il rapido ritmo di inasprimento monetario si sovrappone ad un forte shock commerciale dovuto alla tematica energetica e a un elevato livello di incertezza legato alla guerra in Ucraina. Differente il caso della Cina, dove una stabilizzazione del mercato immobiliare e la progressiva riapertura dell’economia conseguente all’allentamento delle restrizioni anti-Covid, dovrebbero favorire il ritorno alla crescita.
In generale, molti asset manager ritengono che il contesto stia tornando favorevole all’asset class obbligazionaria. Con la probabile normalizzazione dell’inflazione nel 2023, le attività a reddito fisso dovrebbero diventare più allettanti e offrire nuovi benefici di diversificazione nei portafogli, mentre per l’asset class azionaria prevale un atteggiamento più prudente, soprattutto per la prima parte dell’anno.
Come spiega in maniera chiara Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos “La differenza tra il 2022 e il 2023 è che il 2022 ha lasciato ben poco spazio alle speranze. Il 2023, al contrario, verrà vissuto come la conclusione di una fase convulsa iniziata nel 2020, una fase in cui il mondo ha perduto il suo equilibrio e ha sbandato prima da una parte e poi dall’altra. Un’eventuale recessione, che in parte è già incorporata nelle aspettative e quindi nei prezzi, verrà vista come l’ultimo prezzo da pagare per uscire dall’emergenza e avviare una fase di solido recupero dal 2024 in avanti. Beninteso, il medio termine avrà anch’esso le sue sfide, dall’assetto geopolitico globale alla transizione energetica. È però legittimo sperare che queste sfide possano essere affrontate in un contesto immediato meno caotico di quello in cui ci siamo trovati immersi in questi ultimi anni. In conclusione, il 2023 si profila come un anno interessante per la parte obbligazionaria dei portafogli. Quanto alla parte azionaria, andrà inteso come un anno di accumulazione graduale, da concentrare soprattutto nelle fasi di debolezza che la recessione, se ci sarà, non mancherà di provocare. Per l’azionario, insomma, occorrerà ancora un po’ di pazienza, ma la luce in fondo al tunnel comincia a essere visibile”.
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