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10/23/2017 | Marcella Persola
Anche se dovesse esserci una correzione è meglio avere azioni USA in portafoglio, che tendono a perdere meno rispetto ad altre regioni. E' questa l'idea di Lukas Daalder, chief investment officer di Robeco. Anche se la situazione per l'esperto non lascia presagire tale possibilità visto che le azioni hanno continuato a stabilire nuovi record, con i titoli azionari dell’S&P 500 che hanno aumentato il divario rispetto agli utili societari sottostanti e ad altri mercati azionari. Tuttavia, il rimbalzo potrebbe proseguire fino all’arrivo di un evento dirompente, e paradossalmente nel caso di una tale correzione, il posto più sicuro sarebbe il mercato statunitense.
"Il mercato USA è stato più che disponibile ad ignorare i rischi e cercare le ragioni per crescere ancora. Il dinamismo è notevole, ma accresce i timori degli investitori: il mercato USA non è forse diventato costoso? Il valore del mercato può essere analizzato in tre modi. Il primo è quello di analizzare il rapporto prezzo-utili corretto per il ciclo (CAPE - Cyclically Adjusted Price to Earnings), che mette a confronto la media degli utili reali su 10 anni con il prezzo dell’S&P 500. È noto che il dato sul CAPE raggiunse l’apice poco prima della bolla speculativa delle dot.com, oltre che poco prima del crollo delle borse che segnò l’inizio della Grande Depressione degli anni ‘30. Con un dato a fine settembre di 30,7 volte gli utili, le azioni USA sono ormai nettamente al livello del 5% più costoso della storia" spiega il cio.
"Un altro modo per mostrare come l’S&P 500 abbia scontato molte buone notizie - superiori alla crescita economica reale – è confrontare il rialzo dell’indice con gli utili attesi. Negli ultimi sei anni, gli utili per azione pubblicati sono aumentati del 22%, mentre l’S&P 500 cresceva cinque volte tanto (122%). Non si può quindi negare che negli ultimi anni l’S&P 500 abbia strutturalmente superato l’economia sottostante. Un metodo meno ortodosso sviluppato da Bank of America Merrill Lynch è quello di osservare per quante ore deve lavorare un cittadino statunitense medio per acquistare una “unità” dell’indice S&P 500. Mentre nel momento peggiore della flessione del 2009 occorrevano 40 ore, adesso le ore sono quasi triplicate, a 113, il massimo di tutti i tempi. Neanche durante il picco della bolla delle dot.com occorrevano tante ore di lavoro per permettersi l’S&P 500. Pur non trattandosi di uno strumento di valutazione molto ortodosso, esso mette comunque in evidenza il divario che abbiamo rilevato negli ultimi anni tra lavoro e capitale. La conclusione è semplice: le azioni USA sono costose" conclude Daalder.
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