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10/12/2017 | Redazione Advisor
"Analizzando i fondamentali, vediamo la forza della crescita del commercio globale e il recupero della domanda interna dei mercati emergenti. Questo è il risultato di condizioni finanziarie sempre più favorevoli nell’universo degli emergenti, che hanno spinto la crescita del credito di queste economie (in costante miglioramento da marzo). Ciò ci rassicura sul fatto che sia la crescita dei consumi che quella degli investimenti fissi continuerà a crescere dai minimi raggiunti fra il 2011 e il 2016" evidenzia Maarten-Jan Bakkum, senior emerging markets strategist di NN Investment Partners.
"La nostra preoccupazione di lunga data circa il fatto che i fortissimi afflussi di portafoglio nel debito degli emergenti negli ultimi anni (circa il 25% di AuM dall'inizio del 2016) siano stati trainati principalmente dai tassi di interesse estremamente bassi dei mercati sviluppati e che possano quindi invertire bruscamente la tendenza qualora la Fed dovesse accelerare materialmente la normalizzazione della propria politica, rimane un rischio chiave per tutti gli asset dei mercati emergenti. Tuttavia, in questa fase, considerando la crescita e le dinamiche inflazionistiche degli Stati Uniti, non riteniamo di essere prossimi ad un punto di svolta" continua l'esperto di NNIP.
"Un rallentamento significativo della crescita cinese è probabilmente ancora la principale fattore di rischio del mercato. I dati cinesi si sono in effetti indeboliti di recente, ma il rallentamento è moderato e controllato. Nei dati commerciali relativi agli emergenti non vediamo alcuna prova di un forte calo della crescita della domanda cinese. Infatti, se da un lato le infrastrutture e il settore immobiliare registrano cifre di crescita più basse, ciò è in gran parte compensato dal solido aumento dei consumi privati" conclude Bakkum.
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