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7/26/2017 | Brian Smith, Senior Vice President, US Fixed Income, TCW
L’economia statunitense sta approcciando una fase delicata, ricca di incognite sul fronte delle mosse future della Federal Reserve. TCW ha analizzato, per punti, le cinque macro-sfide della politica monetaria USA e le relative implicazioni.
ACCOMPAGNARE IL GRADUALE RIALLINEAMENTO DEI PREZZI DEGLI ASSET VERSO I FONDAMENTALI
In teoria, se l’espansione dei bilanci della Fed e delle altre Banche Centrali è stata il vero elemento catalizzatore del disallineamento tra asset rischiosi e fondamentali, allora il futuro ridimensionamento dei suddetti bilanci verso i livelli pre-crisi dovrebbe coincidere con un ritorno dei prezzi degli asset verso i fondamentali.
Le tempistiche di riduzione del bilancio della Fed (passato dai 900 miliardi di dollari pre-crisi finanziaria agli attuali 4.500) saranno molto graduali. La Fed ha previsto un tapering dei re-investimenti a un ritmo crescente che alla fine toccherà i 50 miliardi di dollari al mese, che ridurrà il bilancio di 600 miliardi di dollari l’anno. A questa velocità, ci vorranno circa tre anni per riportarlo sotto i 3.000 miliardi di dollari. Il Presidente, Janet Yellen, ha descritto questa lenta tabella di marcia come una mossa studiata appositamente per risultare tanto noiosa quanto “guardare la pittura che si asciuga”. La Fed vuole prendersi tempo affinché i fondamentali migliorino, prima di spingere i prezzi degli asset verso di essi. Inoltre, se l’economia subisse una battuta d’arresto, la Fed potrebbe interrompere la riduzione o anche considerare una nuova espansione del bilancio.
INIZIARE A NORMALIZZARE IL BILANCIO PRIMA DELLA FINE DEL MANDATO YELLEN
Data l’attenzione di Yellen all’eredità che lascerà, molti operatori si aspettano una riduzione del bilancio prima del prossimo rialzo dei tassi. Yellen – il cui mandato scade a febbraio 2018 - intende difendere la propria eredità. Se nessuno ricorderà da qui a cinque anni chi ha portato i Fed Fund dall’1,25% all’1,5%, al contrario, rimarrà ben chiaro chi sarà a iniziare il processo di normalizzazione del bilancio (anche se tardi); questa mossa aiuterebbe Yellen a rispondere a gran parte delle critiche nei confronti del suo mandato. Servirebbe un notevole indebolimento dei dati economici, perché la Fed non implementasse il suo lento programma di riduzione del bilancio.
FAVORIRE LA NORMALIZZAZIONE DEI TASSI SU TUTTA LA CURVA
Oggi la curva è piatta, in quanto ci sono solo 100 punti base di differenza tra T-bond a 2 (1,25% di rendimento) e 10 anni (2,25%). Un ampio appiattimento della curva rappresenta un segnale di allarme, in quanto in genere anticipa l’imminente fine del ciclo di business. Ma la situazione non è così allarmante se si guarda alla differenza in percentuale esistente tra i tassi a breve e quelli a lungo termine. Oggi il rendimento dei T-bond a 2 anni equivale al 55% di quello dei T-bond a 10. Se ipotizziamo un aumento dei tassi a breve al 4%, a parità di spread (100 bp), il tasso decennale sarebbe al 5%; in questo caso il titolo a 2 anni renderebbe l’80% di quello a 10 anni. Ecco perché la curva non è poi piatta in modo allarmante.
ASSICURARSI CHE I RIALZI DEI TASSI NON INASPRISCANO ECCESSIVAMENTE LE CONDIZIONI FINANZIARIE
Nonostante i tre recenti aumenti dei tassi della Fed, le condizioni finanziarie non si sono sostanzialmente inasprite. Questo per via del dollaro più debole e della solida performance degli asset rischiosi.
La Fed guarda attivamente all’indice di Goldman Sachs sulle condizioni finanziarie, che segnala che le condizioni rimangono accomodanti e, quindi, lascia spazio a nuove azioni di politica monetaria da parte della Fed.
Molti osservatori avrebbero pensato che tre rialzi consecutivi da parte della Fed avrebbero inasprito sostanzialmente le condizioni finanziarie, ma non è stato così. Il dollaro non si è apprezzato molto. Inoltre, gli asset rischiosi continuano a ricevere un sostegno parziale dalle speranze per una deregolamentazione e dal paradosso dell’assenza di investimenti alternativi allettanti.
FOCUS CRESCENTE SULL’INFLAZIONE
I dati sull’inflazione andranno monitorati attentamente d’ora in poi! Se l’inflazione non sta salendo sostanzialmente, allora ci sono pochi motivi per la Fed per continuare ad alzare i tassi in modo aggressivo, visto che nemmeno la crescita si sta surriscaldando. Tradizionalmente i numeri sui payroll non agricoli sono attesi, da parte delle sale operative americane, come i principali dati macro mensili. Con un tasso di disoccupazione al 4,4% e una creazione di nuovi posti di lavoro che resta intorno alle 200mila unità al mese, il fatto che l’economia statunitense sia vicina alla piena occupazione non è un segreto. I dati sull’inflazione potrebbero quindi acquistare una maggiore rilevanza andando avanti. Le ultime quattro diffusioni hanno deluso al ribasso, confutando la nozione tradizionale della curva di Phillips, secondo cui la piena occupazione porta inflazione.
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