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2/13/2017
Lo spread BTP - Bund ha superato gli scorsi giorni la soglia dei 200 punti base. E nelle prossime settiamane, fin dove può spingersi il differenziale tra il decennale italiano e l'omologo tedesco, benchmark dell'Eurozona? "Il rischio francese di una vittoria di Marine Le Pen, il riemergere di tensioni sulla Grecia, il braccio di ferro tra ministri tedeschi e Bce circa il mantenimento del QE, non ultimo l’instabilità politica italiana che ha in parte frenato il percorso di recupero di fiducia internazionale sono alcuni dei fattori che hanno portato a scaricare la tensione sui titoli governativi dei paesi più deboli, tra questi l’Italia che, ricordiamo, non è solo uno dei paesi più indebitati a livello pubblico al mondo ma, anche, uno dei principali emittenti di obbligazioni governative" spiega Riccardo Ambrosetti, presidente di Ambrosetti Asset Management SIM.
Questo tipo di tensione coinvolge anche in parte il sistema bancario domestico tipicamente molto esposto su questa classe di attivo e la classe di attivi interessata direttamente dall’andamento dello spread, rappresentata dai titoli ”simili”, in primis obbligazioni governative emesse da Stati altrettanto aggredibili dalla speculazione. Più difficile, secondo l'esperto, ipotizzare che un eventuale contagio possa coinvolgere obbligazioni di altra origine. "Dal punto di vista operativo - prosegue Ambrosetti - sappiamo che la soglia 200 dello spread in oggetto, così come un rendimento del decennale italiano compreso tra il 2,30% ed il 2,50%, rappresentano per molti investitori una buona opportunità di tornare ad investire in obbligazioni italiane, considerando anche che tassi simili, garantiti da Stati principali, sono rintracciabili oggi solo investendo nel titolo governativo decennale USA che, peraltro, incorpora un rischio cambio che i titoli italiani non hanno".
L’andamento globale dei tassi, a livelli storici bassissimi in quasi tutte le latitudini, preannuncia una generalizzata salita degli stessi: in questo scenario, secondo Ambrosetti, le tradizionali strategie “buy and hold” su titoli di stato, in particolare se con scadenze a medio-lungo termine, sono sconsigliabili. L'esperto suggerisce una seria diversificazione delle strategie di investimento. "Riteniamo indispensabile il passaggio da modalità cassettista in obbligazioni a un approccio più professionale che consideri investimenti azionari come un pilastro ineludibile ad una sana asset allocation ed una capacità dinamica di rivedere nei momenti più opportuni il posizionamento" conclude l'esperto.
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