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12/19/2016
Nel 2017 bisognerà navigare seguendo due stelle: Trump e la Fed. Ma a quali dei due affidarsi con maggior sicurezza? “La sorpresa da parte della Fed è stata quella di lasciar intendere che i rialzi saranno almeno tre il prossimo anno. Tuttavia, farei notare che la reputazione della banca centrale americana, se si guarda a quello che annuncia e quello che poi fa, non è delle migliori. Nel 2015 aveva fatto intuire che i rialzi sarebbero stati quattro, ma alla fine ne ha fatto solo uno” sottolinea con AdvisorOnline.it Massimiliano Maxia, fixed income product specialist di AllianzGI.
“Il punto è vedere se e come saranno efficaci le misure che adotterà Trump – prosegue - e quali effetti produrranno sull’inflazione. Potrebbero essere necessari più di tre rialzi, tuttavia non è escluso che a seguito di choc esterni la Fed decida di ridurre il ritmo. È quello che avvenuto quest’anno: la Yellen non si è mossa nel primo trimestre per i segnali che provenivano dalla Cina, che a gennaio ha fatto crollare i mercati azionari. Poi c’è stata la Brexit e le elezioni negli USA. Lo stesso è successo nell’agosto del 2015 con la prima crisi borsistica cinese. Senza contare che quando la Bce si muove qualcosa sempre succede: il taper tantrum nel 2013 insegna".
E il prossimo rialzo? “Lo scenario più probabile, attorno al 75%, è che avvenga a giugno, più difficile il prossimo marzo, ma staremo a vedere Trump. Gli altri due sono attesi nel secondo semestre” prosegue Maxia. Tuttavia il 2017 sarà diverso dallo scorso anno anche perché già i mercati scontano lo scarto tra politica fiscale e politica monetaria. “I rendimenti dei Treasuries hanno iniziato a rialzarsi da luglio 2016 e l’elezione di Trump non ha fatto che confermare questo movimento. L’obiettivo di un rendimento del 3% dall’attuale 2,70% non è lontano" prosegue Maxia. Bisogna poi considerare anche l’effetto che potrebbe avere sui mercati obbligazionari europei. In genere tendono a seguire l’andamento del Treasuries, anche se fino a un certo punto: ci sono sempre gli acquisti della Bce a frenare i rialzi. "Difficile insomma che il Bund possa arrivare a 1,5% o ai livelli visti poco tempo fa quando viaggiva a 1,2%: resterà sotto l’1%” aggiunge Maxia.
Quanto alla Bce, l'esperto spiega di non essere sorpreso dall’estensione del QE e che probabilmente Draghi continuerà con gli acquisti anche nel 2018. “Difficile pensare che la Bce a dicembre faccia un acquisto da 60 miliardi e poi a gennaio di colpo niente. Probabilmente ridurrà ancora il ritmo degli acquisti nei mesi successivi fino ad azzerarli” taglia corto. Passando al credito, nel 2017 secondo Maxia si confermerà la caccia al rendimento sia sul segmento IG sia HY, soprattutto in Europa dove c’è la garanzia degli acquisti della Bce. "Se la Fed alzerà gradualmente, gli effetti saranno più contenuti sugli asset rischiosi negli USA e anche sul debito emergente, soprattutto in valuta forte, perché beneficia dell’effetto del rafforzamento del dollaro. Se invece spingerà troppo, non sono esclusi scossoni soprattutto sul debito emergente" conclude.
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