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11/23/2016
Con Trump arriva la "Trumpflazione": l’effetto delle politiche che probabilmente seguiranno l’elezione del tycoon alla Casa Bianca dovrebbero aumenterà ulteriormente la pressione sui prezzi. "È vero che il quantitative easing, disegnato per incoraggiare l’inflazione, ha ampiamente fallito. Ora però, dopo otto anni di convalescenza, l’economia globale sta mostrando segnali di stabilità, anche nelle aree maggiormente colpite, come l’Europa. A nostro avviso, il vento sta cambiando, anche se la frase più bassi più a lungo, con riferimento alla bassa crescita, alla bassa inflazione e ai tassi bassi, continua a prevalere nelle valutazioni di molti investitori" spiega Marcus Brookes, head of multi-manager di Schroders.
"Il cambiamento che, al contrario, abbiamo iniziato a notare è che alcune aree stanno registrando trend migliori delle attese. Ciò porta alla conclusione che la crescita economica sia in procinto di aumentare di una misura sufficiente da influenzare l’inflazione. Basta guardare ai dati sull’occupazione. Sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito la disoccupazione è intorno al 5%, un valore molto vicino alla piena occupazione. Ipotizziamo uno scenario di lieve incremento dell’attività economica" prosegue.
Quanto al petrolio, secondo il egstore sta contribuendo a mettere pressione sui prezzi. "Passato il punto più basso toccato a febbraio 2016 a 26 dollari al barile, il petrolio ha sempre contribuito all’inflazione. In questo contesto, gli investimenti in aree che generalmente traggono beneficio da un generalizzato incremento dei prezzi, come le commodity, i finanziari e le compagnie cicliche, stanno già beneficiando positivamente del trend di inflazione superiore alle attese" sottolinea Brookes.
"Riteniamo che possa essere arrivato il momento di alcune parti “value” del mercato e di alcuni titoli sottovalutati. Inoltre l’oro, asset che normalmente performa bene quando l’inflazione sale, resta una parte importante dei nostri portafogli. Infine, naturalmente, ora vediamo la possibilità che si verifichi un effetto Trumpflazione. Le politiche precise che verranno implementate dal prossimo presidente statunitense sono sconosciute. Se però la nuova amministrazione terrà fede alle promesse elettorali sulla stretta all’immigrazione, allora sorgeranno nuove pressioni salariali" conclude.
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