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Perché sta cambiando il nostro modo di investire

6/17/2015

Le politiche monetarie hanno incoraggiato le strategie passive, ma nei prossimi mesi a fare la differenza sarà la conoscenza dei fattori impliciti in ogni posizione in portafoglio, avverte Iain Stewart, gestore di Newotn (gruppo BNY Mellon)


Le politiche monetarie che gonfiano artificialmente le valutazioni dei titoli hanno ricevuto ampio sostegno dal mondo finanziario, con effetti al limite del paradosso. È quanto fa notare in un recente commento Iain Stewart (nella foto), leader del team multi - asset di Newton (gruppo BNY Mellon) responsabile della gestione del fondo BNY Mellon Global Real Return.  "È un po’ come se tutti gli agenti immobiliari - scrive Stewart - credessero che l’inflazione dei prezzi degli immobili sia un fattore veramente positivo. Il fatto che gli interessati gradiscano le politiche monetarie non le rende per questo più efficaci. Chi osa mettere in dubbio la correttezza economica degli interventi monetari, continui e sempre più ampi, suscita stupore. Tuttavia, è importante comprendere il ragionamento dietro a queste politiche per poter valutare la direzione in cui ci condurranno".

Le autorità, infatti, ritengono in questo momento che la domanda economica e l’inflazione siano a livelli troppo bassi. Secondo il pensiero ortodosso, i consumi stimolano l’economia, il rapporto tra livello dei prezzi e crescita è prevedibile e, aspetto importante, l’inflazione può essere indirizzata con successo verso un livello “target” per consentire alle autorità politiche di controllare il percorso del progresso economico.

"Naturalmente - aggiunge il gestore - i prezzi dei titoli sono saliti molto, ma questo fattore non viene considerato inflazione nei modelli delle banche centrali. La politica ha di fatto creato inflazione sui mercati finanziari nella speranza che questo aumentasse il livello dei prezzi anche nell’ambito dell’economia reale (beni, servizi e salari) per stimolare l’economia. Nonostante tutti i discorsi e le discussioni, non ci sono prove di un collegamento stabile e affidabile tra crescita e inflazione. A nostro giudizio, al di là della normale gestione della domanda ciclica, i tassi di interesse costantemente bassi e l’inflazione delle attività potrebbero ostacolare ancora la crescita anziché generare nuova inflazione dopo un periodo di deflazione".

Questo perché il credito sempre più a buon mercato, spiega il gestore, spinge i risparmiatori ad anticipare oggi le spese future e allo stesso tempo incoraggia la creazione di nuova capacità produttiva, più spesso nei Paesi in via di sviluppo. Se le politiche monetarie non stanno producendo gli effetti desiderati, si potrebbe pensare che le banche centrali cambino approccio e direzione. Ma Stewart non crede che sarà così.

"Fino ad oggi, le aspettative deluse - conclude - hanno solo spinto le autorità a intervenire ancora e ancora, e prevedibilmente continueranno su questa strada. Come abbiamo già detto, le autorità monetarie hanno continuamente sovrastimato l’impatto delle loro politiche sull’economia reale, mentre continuano a sottovalutare il loro impatto sui mercati finanziari. Ai loro occhi, i prezzi dei titoli diventano rilevanti solamente se e quando percepiscono che l’assunzione di rischio nel sistema sia giunta a livelli tali da minare la stabilità finanziaria".

Quali sono le conseguenze sugli investimenti? “Le distorsioni dei tassi di interesse - puntualizza Stewart - sono diffuse e generano un’erronea distribuzione dei capitali in ogni settore, a partire dall’eccesso di capacità in Cina fino alle imprese statunitensi che hanno accelerato il riacquisto di azioni proprie. Inoltre, i bassi tassi di interesse abbreviano l’orizzonte temporale degli investitori, resi impazienti dall’assenza di remunerazione sulla liquidità. Se abbiniamo a tutto ciò una crescente “prociclicità” (ovvero una correlazione positiva col ciclo economico), una liquidità sottostante limitata e una politica monetaria che dipende dai dati, il potenziale di volatilità è molto alto”.

Ecco perché, conclude il gestore, in un mondo in cui i mercati trainati dalla liquidità delle banche centrali hanno incoraggiato le strategie più passive che replicano gli indici, “nei prossimi mesi e anni potrà differenziarsi solo chi avrà una chiara conoscenza delle caratteristiche e dei fattori impliciti in ogni posizione in portafoglio”.

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