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Perché il cliente sottovaluta la protezione dai ribassi

5/18/2015

Una recente indagine di SSgA rivela che il timore di un'eventuale correzione dei listini azionari del 10 -20% non arresta gli investimenti nelle borse a causa del basso dei rendimenti nelle altre classi di attivo


Un’eventuale correzione dei listini azionari non spaventa gli investitori che continuano ad aumentare i collocamenti nelle borse dei mercati sviluppati ed emergenti. È quanto emerge da una recente ricerca di State Street Global Advisors (SSgA) che ha registrato un elevato grado di ottimismo, probabilmente ingiustificato, con nove investitori su dieci che confidano nella capacità dei loro portafogli di resistere a un'importante correzione di mercato. In particolare, la ricerca mette in evidenza una continua spinta verso le azioni, con il 63% degli intervistati a livello globale che ha aumentato gli investimenti in azioni dei mercati sviluppati e quasi la metà (48%) che ha incrementato l’allocation in azioni dei mercati emergenti negli ultimi sei mesi.

Tuttavia, la maggioranza (60%) si aspetta una correzione negativa dei mercati azionari compresa tra il 10% e il 20% nel breve termine, sia sui mercati sviluppati che su quelli emergenti. Come si spiega questa apparente contraddizione? In verità, come emerge dallo studio, il 53% dichiara di voler ridurre l’allocation sull’azionario, ma non vede una valida alternativa in altre asset class a causa del basso livello dei rendimenti. E questo spiegherebbe la scelta dell’equity, anche se quasi la metà del campione (44%) ritiene che il mercato sia sopravvalutato e che una correzione avrebbe già dovuto verificarsi, citando come principali motivi a supporto il rallentamento dei mercati emergenti e i crescenti rischi geopolitici.

"La pressione sulla sostenibilità delle prestazioni è alla base di una significativa contraddizione tra ciò che gli investitori credono e le azioni che mettono in pratica. Il 65% cita tale pressione come uno dei motivi della maggiore allocation sull’azionario negli ultimi sei mesi, ma queste scelte sono state intraprese nonostante una forte convinzione che una correzione del mercato è prossima o avrebbe già dovuto verificarsi" spiega Daniel Farley, chief investment officer di SSgA Investment Solutions Group. "Questa contraddizione, insieme alla convinzione sempre più diffusa sul permanere della volatilità, aumenta la necessità di adeguate strategie di protezione dai ribassi. Quando aumentano la loro esposizione alle asset class più rischiose, gli investitori dovrebbero anche pensare a come tutelarsi dai rischi senza compensazione”.

L'indagine ha rivelato, infatti, che la mancanza di una conoscenza approfondita delle strategie di protezione dai ribassi, insieme alle esperienze negative verificatesi con gli approcci tradizionali durante le precedenti recessioni di mercato, stanno lasciando gli investitori esposti alla potenziale volatilità dei mercati. Il trauma causato dalla crisi finanziaria globale è dimostrato dal fatto che l’84% degli intervistati ha implementato una qualche forma di strategia di protezione dai ribassi, spesso con un asset allocation dinamica.Tuttavia, nonostante la convergenza delle correlazioni durante la crisi finanziaria globale, molti ripongono ancora una grande fiducia nella diversificazione tradizionale, che dal 65% del campione è considerata di per sé sufficiente a proteggere i portafogli.

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