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Equity: cosa c'è dietro il gap tra imprese USA ed europee

2/19/2015

In Europa sono poche le aziende di portata globale con la struttura di capitale adatta ad approfittare dei bassi tassi di interesse, secondo Chris Faulkner - MacDonagh, market strategist di Standard Life Investments


Il gap tra le performance azionarie tra Stati Uniti ed Europa è il più ampio degli ultimi 20 anni. Ma dobbiamo fidarci delle spiegazioni tradizionali di questa divergenza, basate sui più ampi trend economici o sulle semplici comparazioni a livello industriale? Chris Faulkner - MacDonagh, market strategist di Standard Life Investments, mostra alcuni dubbi in proposito. Anzi, secondo lui questa divergenza è dovuta a una profonda ristrutturazione dei bilanci delle imprese americane che sono riuscite a trarre vantaggio dallo scenario post- crisi finanziaria a differenza delle aziende europee, rimaste indietro.

Le aziende statunitensi, spiega nell'ultimo Global Perspective, riescono spesso a sfruttare meglio i bassi tassi d’interesse a livello globale, riducendo i titoli in circolazione attraverso buy - back e aumentando la leva finanziaria. Non solo. La rapida ripresa del sistema finanziario Oltreoceano ha aiutato le aziende nei loro sforzi di ristrutturazione attraverso procedimenti per fallimento rapidi e un’efficiente gestione del capitale circolante. Risultato? Le migliori aziende statunitensi hanno incrementato l’esposizione globale molto più rapidamente di quanto è successo in europa, riuscendo a beneficiare del trend di deprezzamento del dollaro USA. Diverso il trend nel Vecchio Continente: dopo la crisi finanziaria, solo poche aziende europee sono state in grado di generare grandissimi profitti. A fine 2014 se ne contavano solamente due. Al contrario negli Stati Uniti le aziende che hanno generato maxi guadagni sono raddoppiate con una media di 13 ogni anno.

“Ci siamo resi conto che non c’è un numero sufficiente di aziende di portata globale in Europa, che abbiano una struttura di capitale adatta ad approfittare dei bassi tassi d’interesse e gestire in modo aggressivo attività e passività. In Europa, infatti, è molto probabile che le aziende di questo tipo siano di piccole dimensioni; hanno di conseguenza una limitata esposizione globale, ridotte economie di scala e un limitato accesso ai mercati dei capitali” spiega Faulkner - McDonagh.

“Oggi - prosegue - gli investitori sono disposti a pagare un premio eccezionale per accedere agli asset americani che offrono rendimenti davvero interessanti, ma dovrebbero anche chiedersi come reagiranno queste aziende ai piani della Federal Reserve sulla normalizzazione della politica monetaria e sull’innalzamento dei tassi di interesse. Gli investitori, che sono alla ricerca di segni di riduzione del divario tra USA ed Europa, dovrebbero inoltre concentrarsi su quelle imprese europee che spostano la propria attenzione sul return on equity, attraverso la ristrutturazione dei bilanci, o che attuino riacquisti di azioni per aumentare la redditività”.

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