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East Capital: ecco 5 temi da tenere sott’occhio nel 2015

12/11/2014

Nel 2015 l'asset manager scandinavo continua a preferire le azioni. L’asset class dei mercati di frontiera maturerà e l’Asia vedrà realizzarsi diverse riforme


Nel 2015 la crescita globale accelererà, sostenuta da un basso livello di partenza, bassa inflazione, bassi tassi, un ancor più basso prezzo del petrolio e da 1,5 trilioni di dollari ulteriori stimoli monetari. E’ quanto si legge nell’outlook per il 2015 di East Capital, secondo cui nel prossimo anno la combinazione di bassi tassi d’interesse e di uno scenario macroeconomico globale positivo saranno di sostegno per l’azionario. L’asset class dei mercati di frontiera maturerà, prosegue l’asset manager scandinavo, e l’Asia vedrà realizzarsi diverse riforme.

Di seguito pubblichiamo un estratto dal'outlook di East Capital che si focalizza su cinque temi da tenere sott’occhio nei prossimi 12 mesi.
 
I tassi d’interesse rimarranno bassi ancora a lungo
Anche se gli Stati Uniti nel 2015 potrebbero iniziare ad alzare i tassi d’interesse crediamo che il contesto di tassi incredibilmente bassi a livello globale durerà per almeno un altro paio di anni, questo  per 3 motivi. In primo luogo, non vediamo ragioni per le quali il trend di lungo periodo di tassi in discesa dovrebbe interrompersi. I tassi reali dovrebbero assestarsi attorno all’1% nel breve termine e al di sotto del 2% nel medio termine. In secondo luogo, è probabile che la crisi finanziaria globale avrà effetti duraturi su crescita, inflazione, normative e propensione al rischio, che dovrebbero contribuire a mantenere la pressione sui tassi verso il basso. Ci aspettiamo di vedere un crescente differenziale tra Stati Uniti e Inghilterra da una parte ed Eurozona e Giappone dall’altra.

I primi due inizieranno ad aumentare i tassi nel 2015, mentre ci aspettiamo che gli ultimi due mantengano i tassi vicini allo zero per altri due anni. Infine, i prezzi dei prodotti d’investimento continueranno a diminuire e i nuovi settori a richiedere capitali minori, elementi che suggeriscono che il costo del capitale rimarrà basso. In particolare crediamo che gli aumentati investimenti nella tecnologia possano rappresentare un fattore determinante, dato che gli investimenti in innovazione e risorse umane sono un modo più economico per ottenere crescita e migliorare la capacità produttiva piuttosto che investire in grandi asset fisici di lungo periodo. Un contesto di bassi tassi per un più lungo periodo significa non solo che il debito sarà più sostenibile ma anche che gli investitori saranno spinti più in alto sulla curva del rischio alla ricerca di rendimento.
 
Un più basso prezzo del petrolio è uno stimolo a livello globale
Il prezzo del petrolio recentemente è stato volatile e crediamo che continuerà a fluttuare parecchio nel breve termine. L’attuale prezzo del Brent è all’incirca di USD 40 più basso di un anno fa e si dovrebbe tradurre in un trasferimento di USD 1,3 trilioni dagli esportatori di petrolio agli importatori. Una somma superiore al valore di un intero anno del terzo quantitative easing americano, oltre ad essere uno stimolo economico reale piuttosto che finanziario dato che, probabilmente, porterà benefici direttamente ai consumatori e ai produttori grazie ai prezzi più bassi del carburante e dell’energia.

È probabile inoltre che la cifra reale sarà più bassa a causa delle tasse e anche perché in qualche modo i prezzi rimbalzeranno, cionondimeno rappresenta uno stimolo importante. La buona notizia è che la maggior parte dei Mercati Emergenti – più dell’80% dell’indice MSCI – sono importatori di energia e dovrebbero beneficiare di prezzi più bassi. Tailandia, Corea, Turchia e India sono tra i Paesi dove l’importazione di petrolio conta per il 5%, o più, del PIL. Se i prezzi si stabilizzeranno agli attuali livelli il deficit delle partite correnti della Turchia diminuirà all’incirca del 2,5% mentre la crescita dovrebbe aumentare per almeno il 2%. 

Un più basso livello del prezzo del petrolio può anche rappresentare una celata benedizione per gli esportatori netti di energia divenendo uno stimolo per le riforme. L’attuale mossa della Russia - uno dei più grandi esportatori di petrolio – volta a un cambio che oscilla liberamente è un buon esempio e rende la Russia meno vulnerabile a prezzi del petrolio più bassi. Questi e un rublo più debole possono stimolare il governo a implementare altre riforme strutturali e ad adottare un approccio più costruttivo nei confronti dell’Ucraina, cosa che aiuterebbe a ravvivare la  parte dell’economia che ha recentemente subito un rallentamento.
 
L’asset class azionaria è la più interessante
La combinazione di bassi tassi d’interesse e di uno scenario macroeconomico globale positivo – crediamo che la crescita aumenterà nel 2015 sostenuta da un basso livello di partenza, bassi tassi, più bassi prezzi del petrolio e USD 1,5 trilioni di ulteriori stimoli monetari – è di sostegno per l’azionario. Inoltre i rendimenti sui dividendi in molti mercati azionari sono più alti dei rendimenti obbligazionari delle maggiori economie, un dato che suggerisce che la rotazione da obbligazionario ad azionario continuerà. La Russia non è solo il mercato più economico ma anche quello con i più alti rendimenti sui dividendi nell’universo dei Mercati Emergenti sebbene la Cina, l’Europa Centrale, così come molti mercati di Frontiera, siano anch’essi generosi.

Ci aspettiamo che gli utili aumenteranno nella maggior parte dei mercati principali e, anche se le valutazioni su alcuni mercati possono sembrare alte, crediamo che ci saranno molti rialzi in particolare nell’universo dei Paesi Emergenti e di Frontiera. Questi stanno scambiando rispettivamente al 10% e al 20% al disotto dei rispettivi massimi storici, mentre i Mercati Sviluppati al 25% al di sopra dei livelli massimi pre-crisi. Il differenziale delle valutazioni tra i Mercati Emergenti e di Frontiera si è allargato a quasi il 40% e dimostra che gli EM sono storicamente molto interessanti.
 
I mercati di frontiera rimarranno in focus 
Crediamo che gli FM rimarranno al centro dell’attenzione dato che l’asset class maturerà. Un numero sempre maggiore di investitori sta gradualmente scoprendo le opportunità di questo vario universo; i flussi verso gli FM e verso alcuni EM sono raddoppiati da circa l’1,5% al 3% negli ultimi 3 anni. Un dato particolarmente significativo se si pensa che gli FM rappresentano solo lo 0.4% delle azioni globali mentre gli EM all’incirca il 10%. Gli FM mantengono valutazioni interessanti anche dopo la solida performance registrata fino ad oggi.

L’indice MSCI FM scambia a circa 9,4 volte gli utili attesi, rispetto alle 11 volte degli EM e alle 15,2 dei Mercati Sviluppati. È importante rilevare che ci sono fattori di lungo periodo ancora più interessanti a sostegno dei Mercati di Frontiera come la componente demografica e i bassi livelli di indebitamento. Ci aspettiamo infatti una crescita del PIL di circa il 6% all’anno nel prossimo decennio per l’universo dei Mercati di Frontiera, rispetto al 5% delle economie emergenti e a meno del 2% del mondo sviluppato.
 
Riforme asiatiche 
Diversi mercati chiave in Asia stanno intraprendendo importanti riforme. Innanzitutto crediamo che le riforme cinesi continueranno. Le iniziative più importanti del Presidente Xi sono la campagna anti-corruzione e le riforme delle società controllate dallo stato (SOE), queste comportano anche sofferenze di breve termine per i settori che mostrano segni preoccupanti di sovrapproduzione oltre che effetti negativi per le SOE.

Anche l’apertura del mercato azionario di classe A e l’internazionalizzazione del RMB costituiscono trend molto importanti da osservare. Infine, potremmo anche rilevare una maggiore attenzione alle tematiche sulla giustizia, sull’Hukou (sistema di certificazione residenziale cinese) e sulle riforme del debito delle amministrazioni locali. Crediamo che i leader appena eletti in India e in Indonesia continueranno a concentrarsi sulle riforme, dato che il Primo Ministro Modi e il Presidente Jokowi provengono entrambi da liste riformiste. Queste sono dovute da tempo: India e Indonesia si trovano al 142° e al 114° posto su 189 Paesi, nella clessifica ‘Doing business’ stilata dalla Banca Mondiale.

La lista delle cose da fare è quindi tremendamente lunga e fatta di iniziative che non sono ne necessariamente facili ne sempre apprezzate. Siamo però incoraggiati dal fatto che lo stimolo alle riforme provenga da una comprensione interna delle necessità e non da pressioni esterne. Il manifesto del partito indiano BJP è molto lungo (include l’urbanizzazione, la liberalizzazione degli investimenti e le riforme amministrative) mentre il governo dei tecnocrati in Indonesia ha già dato prova del suo desiderio di riforma e delle sue capacità riducendo i costosi sussidi sul carburante. 

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