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Oro a 1500$. Chi ci guadagna?

4/11/2011 | Federico Leardini

Oro record vicino a 1500 dollari l'oncia. Massimi anche per argento e alluminio. Chi ci guadagna da questa corsa alle materie prime? Quali effetti per le compagnie internazionali?


RECORD SU RECORD - Da alcuni mesi il tema della crescita dei prezzi delle materie prime è tornato a campeggiare sulle prime pagine dei giornali e ad attrarre l'attenzione degli investitori.

Dall'oro al petrolio, passando per i beni agricoli; sono davvero poche le commodity che nelle ultime settimane non abbiano avvicinato, quando non rivisto al rialzo, i record storici delle quotazioni.

Negli ultimi giorni, con la complicità di un dollaro ancora incerto e di un perdurare delle tensioni sullo scenario geopolitico, sono tornati a dominare la scena i metalli preziosi.

Su tutti l'oro, che ha sfondato i 1475 dollari l'oncia e secondo gli analisti ormai guarda a quota 1500 con decisione. Già nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore questa soglia psicologica potrebbe essere raggiunta e superata.

Parliamo, ovviamente, di record storici che difficlmente 12 mesi fa potevano essere ipotizzati, quando già il superamento dei 1200 dollari sembrava un traguardo complesso da raggiungere.

E quella che pareva una boutade dell'analista Jeffrey Nichols, che parlando a Cnbc circa 6 mesi fa di oro a 2000$ l'oncia entro un paio d'anni, rischia di trasformarsi in realtà.

Record ritoccati anche per argento e alluminio, tra i metalli, con quotazioni più che raddoppiate, nel primo caso, rispetto a un anno fa.

Così come continua a salire il prezzo del petrolio, che tratta ormai stabilmente sopra i 125 dollari sul brent e i 110 sul Wti crude.

 

GLI EFFETTI DEL CARO ENERGIA  - E se gli effetti del rincaro delle materie prime energetiche sono facilmente tracciabili nelle nostre bollette, quali sono le conseguenze dell'incremento degli altri beni primari?

Secondo una ricerca condotta da Thomson Reuters il caro-commodty porterà a una riduzione marcata delle stime di profitto per moltissime delle principali compagnie internazionali.

Se nel 2010 i risultati delle aziende quotate sull'S&P 500 sono migliorati del 44% rispetto all'anno precedente, per il 2011 ci si dovrà attendere un incremento solo del 13,6%.

Con dei marcati distinguo tra settori.

A beneficiare dell'attuale trend dei prezzi saranno proprio le compagnie minerarie e con business legati alle materie prime, che vedranno i loro utili nel primo trimestre crescere del 44% rispetto a 12 mesi fa.

Percentuali che sono migliorate dell'8,5% rispetto a un analogo sondaggio condotto nel luglio scorso.

Bene anche le compagnie energetiche, che vedranno i profitti incrementati del 23%.

A pagare maggiormente saranno le compagnie legate ai consumi, che hanno viste ridefinite al ribasso le proprie sitme di crescita mediamente del 4-5%.

Tra le cause correlate alla crescita delle materie prime abbiamo citato le incerrtezze politiche in molte arene mediorientali e nordafricane.

E potrebbe essere proprio questa la causa del decremento del volume di profitti da trading per molte compagnie finanziare, sebbene alcuni analisti si dicano cauti nel valutare queste evoluzioni e non escludano sorprese positive dalle big della finanza internazionale.

 

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