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Alla ricerca di un equilibrio per il rame

5/7/2024 | Redazione ADVISOR

Il prezzo della materia prima salirà nei prossimi anni spinto anche da driver come elettrificazione e transizione energetica


Alla ricerca di un equilibrio per il rame. L’attuale livello di domanda e offerta del minerale non sono bilanciati, per questo secondo Marco Mencini, head of research di Plenisfer Investment SGR, il prezzo della materia prima salirà nei prossimi anni, spinto anche da driver come l’elettrificazione e la transizione energetica. 

“La crescita della domanda delle principali materie prime minerarie, come il rame, è altamente correlata alla crescita del PIL mondiale – spiega l’esperto della casa di gestione -. La decarbonizzazione è un nuovo motore strutturale della domanda di alcuni minerali come il rame. E in un mondo con una crescita del PIL del 2%, Wood Mac stima che la domanda di rame potrebbe crescere di oltre il 4% all'anno per il prossimo decennio”.

Ma proprio mentre stiamo entrando in una fase di crescita della domanda del rame, l’offerta sta rallentando o comunque diminuendo, a causa delle complessità connesse all’avvio di nuovi progetti di estrazione e al basso ritorno atteso sull’investimento. “I nuovi progetti sono molto difficili e rischiosi da avviare perché richiedono molto capitale, hanno tempi di realizzazione molto lunghi e non danno alcun beneficio in termini di flussi di cassa per anni” precisa Mencini. Quindi, questo implica che le società minerarie stanno sotto investendo nella crescita, proprio mentre stiamo entrando in un periodo di crescita strutturale della domanda di rame. Una conseguenza è il rischio di una forte carenza di questo metallo all'orizzonte. Nonostante il visibile rallentamento della Cina (che costituisce più del 50% della domanda di rame), il prezzo del rame rimane ben sostenuto a conferma dei problemi di approvvigionamento da un lato, e della crescente importanza della "domanda verde" dall'altro. L'aumento dei costi di capitale e l'allungamento dei tempi di consegna hanno aumentato il prezzo richiesto per generare un rendimento superiore al tipico tasso storico del 15%.

“Inoltre in un contesto di tassi bassi e crescita lenta si riduce la capacità di ritorno del capitale investito per gli azionisti” aggiunge Mencini, senza dimenticare i rischi di incertezza politica, regolatoria e fiscale legati ai siti di estrazione che spesso soffrono anche della mancanza di infrastrutture adeguate (acqua, energia, trasporti), e i crescenti vincoli, soprattutto sul fronte ESG.

“In particolare, l'ESG è diventato una priorità nel settore: l'industria mineraria ha un passato di problemi ambientali ("E"), difficili relazioni con le comunità locali ("S") e questioni di governance aziendale ("G"). L’industria si è concentrata per anni sul miglioramento delle performance legate all'ESG, lavorando per la riduzione dell'impatto ambientale delle operazioni di estrazione e lavorazione, e investendo nelle comunità locali dei distretti minerari. E oggi l'industria mineraria è percepita come parte della soluzione ESG, poiché fornisce i minerali necessari per la transizione energetica” afferma Mencini.

Per l’esperto di Plenisfer solo un aumento dei prezzi potrà convincere le società ad avviare nuovi progetti, necessari a soddisfare la crescente domanda di rame. “Il prezzo dovrà salire in modo strutturale, oltre che sostanziale, per incentivare l’offerta o disincentivare la domanda, in modo che il mercato si equilibri” evidenzia l’head of research della casa di gestione.

Tra gli altri fattori che stanno crescendo, la domanda verde che attualmente pesa per il 12% ma è destinata a crescere, visto che il rame è fondamentale per la decarbonizzazione, in quanto è uno degli elementi più importanti per le infrastrutture di energia rinnovabile e per i veicoli elettrici. Ma anche la domanda proveniente da paesi come l’India che oggi pesa solo il 5% ma è destinata a crescere nel futuro visti gli sviluppi che stanno interessando il paese. 

Possiamo quindi riassumere affermando che la domanda di rame è profondamente guidata dal fattore decarbonizzazione, in quanto è importante per le infrastrutture di energia rinnovabile e per i veicoli elettrici, con una domanda "verde" già superiore a quella del settore immobiliare cinese. 

Qui si intersecano diversi problemi di approvvigionamento come risorse scarse, tempi prolungati ( più di 10 anni), problemi di permessi, vincoli infrastrutturali, rischi geopolitici, ESG, costo opportunità (costruire vs. comprare vs. restituire capitale agli azionisti), e pressioni da parte degli azionisti. 

Nonostante il visibile rallentamento della Cina (che abbiamo detto costituisce più del 50% della domanda di rame) il prezzo del rame rimane ben sostenuto a conferma dei problemi di offerta da un lato e della crescente rilevanza della "domanda verde" dall'altro.

Pertanto, le conseguenze di un sotto investimento sarebbero:

  1. La crescita dell'offerta non sufficiente a soddisfare l'aumento della domanda sottostante. 
  2. Il prezzo sarà il meccanismo per bilanciare il mercato. 
  3. I prezzi elevati distruggeranno la domanda e, in ultima analisi, incoraggeranno gli investimenti in nuovi progetti minerari.

Ci si aspetta quindi che il prezzo del rame avrà alti e bassi ciclici, ma esiste uno squilibrio strutturale del mercato che dovrebbe portare a prezzi elevati per un periodo prolungato.

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