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Moody's: l'Italia è ancora a rischio

4/29/2013 | Roberto Abate

Il nostro Paese potrebbe aver bisogno del Fondo salva Stati e della Bce, spiega l'analista responsabile per il rating dell'Italia. Il governo Letta dovrà andare avanti sulla strada delle riforme


"Non ci sentiamo ancora di escludere che l'Italia finisca con l'aver bisogno del Fondo salva Stati e della Bce, il che aprirebbe nuove incognite in termini di capacità di far fronte alle condizioni che sarebbero imposte e che bisogna rispettare con esattezza". Così Dietmar Hornung, responsabile per l'Italia dell'agenzia Moody's in un'intervista a Repubblica in cui ha spiegato che la situazione del nostro Paese "resta difficile". Per questo l'agezia di rating americana continuerà a verificare le capacità del nuovo governo Letta di andare avanti sulla strada delle riforme strutturali. 

"Non abbiamo mai pensato - dice - che l'Italia, come qualsiasi paese, potesse restare senza governo. Il problema è che bisognerà verificare il mandato dell'esecutivo appena insediato e quindi la sua capacità di affrontare con decisione le imponenti riforme strutturali di cui il paese avrebbe bisogno per migliorare la sua affidabilità creditizia. Per ora la situazione resta difficile". Moody's sottoliena come l'Italia sia un paese ancora "in recessione, con dei gap di produttività perfino rispetto ad alcuni concorrenti della periferia dell'Europa e con una debolissima domanda interna".

"C'è un insieme complesso di misure che potrebbero impattare positivamente la competività. Se devo dirne una, pensiamo al mercato del lavoro, che oggi vediamo da un lato eccessivamente regolamentato e dell'altro ancora vincolato ad accordi di categoria nazionali che potrebbero essere viceversa decentrati". Le banche, ha aggiunto Hornug, "sono vulnerabili a ulteriori shock e sono oggi un elemento di pressione sul rating anziché di supporto alla ripresa".

L'agenzia di rating la scorsa settimana rivede infatti al ribasso le stime di crescita del Pil 2013 che dovrebbe contrarsi dell'1,8% rispetto all'1% precedentemente stimato, confermando l'outlook negativo. Lo spread tra Btp decennali e Bund equivalenti, tuttavia, è sceso sotto quota 280 a 278, lunedì mattina dopo l'insediamento del nuovo governo Letta.

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