Tempo di lettura: 1min
2/15/2013 | Roberto Abate
L’economia cinese non tornerà a crescere a un tasso superiore all’8%. La previsione, dai toni pessimisti, è di Stuart Thomson (nella foto), capo economista e co-manager del fondo Ignis Absolute Return Government Bond. Secondo Thomson, la Cina è stata colpita marginalmente all'indebolimento dello yen a causa dell'impatto del recente boicottaggio verso i prodotti giapponesi.
"C'è stato -spiega - un miglioramento dell'attività domestica grazie alla ricostituzione delle scorte, a condizioni del credito più accomodanti e all’aumento degli investimenti. Questo ha spinto positivamente le previsioni secondo cui le autorità sarebbero riuscite di nuovo a gestire con successo un soft landing per l'economia e che l’economia è quindi pronta a tornare a un ritmo di crescita superiore all’8% nel 2013. Noi però non siamo d'accordo. È probabile che l'economia rallenti in primavera a causa dell’attenuarsi della ricostituzione delle scorte e dei tentativi da parte della banca centrale di smorzare la creazione di credito nel timore di prestiti inesigibili".
Il capo economista di Ignis AM si aspetta, quindi, che la crescita cinese scenda sotto il 7% durante la seconda metà del 2013. "Questo contribuirà a frenare i prezzi delle materie prime e delle valute basate sulle commodity durante questo periodo", conclude.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie