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Consulenti (ex-promotori), non fidatevi dei guru

1/24/2013 | Massimo Morici

Ecco perché bisogna diffidare dell'ottimismo che si sta diffondendo tra economisti e operatori. Basta guardare qualche numero...


Per valutare i mercati, oltre alle view degli esperti, occorre guardare anche i dati. Già, perché si sta diffondendo in modo virale nei mercati e tra molti economisti l’idea che stiamo finalmente uscendo definitivamente e irreversibilmente dalla lunga fase di bassa crescita e, in Europa, di recessione, per entrare in un lungo ciclo di forte sviluppo, con utili crescenti e borse avviate verso nuovi massimi.

Eppure, come sottolinea nell’ultima newsletter Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partner, nelle ultime settimane, in rapida successione, abbiamo visto la Bundesbank abbassare le stime sulla crescita tedesca nel 2013, la Banca d’Italia allungare i tempi della nostra recessione e il Fondo Monetario rivedere al ribasso le previsioni di crescita globale di tre mesi fa. In più, in questo primo trimestre (secondo JP Morgan) l’Eurozona è a crescita zero, gli Stati Uniti all’uno per cento annualizzato e il Giappone allo 0.8%.

Quanto alle stime sugli utili 2013, Fugnoli cita Adam Parker secondo cui i 124 dollari per azione sull’SP 500 previsti all’inizio dell’anno scorso sono scesi ininterrottamente e sono adesso arrivati a 114 (e Parker ha una sua stima di 99, contro i 100 effettivamente realizzati nel 2012). Dunque dove andranno i mercati, nonostante questa dissonanza cognitiva, come la chiama Fugnoli, che si sta diffondendo tra gli osservatori?

Il venire meno delle grandi paure del 2012, l’Europa, il fiscal cliff e l’atterraggio duro cinese, dovrebbe teoricamente dare spazio a un rialzo una tantum e non a un rialzo continuo. Non bisogna però sottovalutare il grande ruolo dell’inerzia nella meccanica dei mercati, avverte: "Una volta che il rendimento di un bond è arrivato vicino a zero, il guadagno in conto capitale cessa. L’obbligazionista distratto non se ne accorge subito, ma dopo qualche mese. Dopo anni di rialzi il possessore di bond sarà disposto ad accordare al suo strumento un’altra possibilità, ma quando questa non si realizzerà l’obbligazionista comincerà a guardarsi in giro. La rotazione dai bond all’azionario sarà lenta e graduale e fornirà combustibile al rialzo azionario nei prossimi anni" conclude.

 

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