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3/15/2011 | Federico Leardini
MERCATI SPAVENTATI - Se c'è una cosa che i mercati temono è l'incertezza, la mancanza di punti focali, chiari e ben definiti attorno a cui poter pianificare ed elaborare strategie.
Se c'è una cosa che il Giappone può offrire oggi è proprio quest'incertezza.
Dal conto delle vittime, alle valutazioni dei costi e dei tempi per ricostruire, passando per un rischio atomico che si nomina sottovoce per gli spettri che evoca, Tokio e dintorni stanno vivendo probabilmente le ore più complesse della loro storia postbellica.
In mattinata il listino Giapponese di riferimento, il Nikkei, è arrivato a cedere 14 punti percentuali, prima di risalire leggermente e chiudere con -10,55%.
Si tratta della terza peggior performance nella storia delle borse giapponesi.
Era dal 1987 che il listino giapponese in due giorni consecutivi di contrattazioni non arrivava a cedere tanto, oltre 15 punti %.
RISCHIO ATOMICO - Ad alimentare le vendite soprattutto il timore che il peggio possa non essere ancora passato: la centrale nucleare di Fukushima continua a dare segnali di instabilità, con nuove esplosioni e incendi che si sono sviluppati nei reattori 2 e 4, e il livello di radioattività nei dintorni è decine di volte superiore ai livelli di guardia.
Lo stesso premier Naoto Kan ha fatto appello alla calma dei concittadini annunciando operazioni straordinarie per garantire la sicurezza dell'area, ma dall'altro lato ha aspramente criticato i gestori e i responsabili dell'impianto, che ricordiamolo, avrebbe dovuto cessare la produzione a fine mese.
Il timore atomico si è già allargato al resto del mondo, con la Germania che ha annunciato ieri la chiusura delle due centrali più vecchie del paese e la sospensione per 3 mesi del dibattito sul prolungamento del ciclo di vita di altre 17 centri di produzione.
Sul fronte delle materie prime, intanto, si registra un netto calo.
La gomma e il rame, prevedendo un calo sostanziale della domanda nipponica hanno ritoccato i minimi da 4 mesi a questa parte.
Sotto i 100 dollari al barile a New York anche il petrolio.
Movimenti questi, naturali in ottica di brevissimo termine ma che possono lasciare spazio a importanti riflessioni se si considera un eventuale rimpiazzo della capacità produttiva oggi generata dalle centrali atomiche.
Occhi quindi puntati sulle altre fonti di energia, dal carbone ai biocombustibili, che potrebbero arrivare a beneficiare nel tempo di questo processo.
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