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E se il Regno Unito facesse la fine della Francia?

11/29/2012 | Roberto Abate

Secondo Chris Iggo, capo investimenti di Axa IM, i programmi di acquisto della Banca d'Inghilterra saranno efficaci solo nel breve termine


Protagonista dell’ultimo outlook di Chris Iggo (nella foto), capo investimenti di AXA IM, è il Regno Unito. A pochi giorni dal declassamento della Francia, infatti, i mercati (agenzie di rating in primis) dovrebbero concentrarsi su un altro primo della classe in evidenti difficoltà economiche. Il paese d'Oltremanica infatti sta in parte concentrandosi sull’austerity, mentre il programma di acquisto degli asset della Banca d’Inghilterra  (QE) e altri provvedimenti del Tesoro che secondo Iggo sanno di "finanza creativa",  hanno indotto un significativo calo dei costi di finanziamento pubblico tramite il ridotto livello dei rendimenti dei gilt, i titoli di stato britannici.

L'efficacia di tutto ciò (anche se il pil britannico si mostra piuttosto stagnante in termini reali, i costi di finanziamento sono inferiori al tasso di crescita nominale dell’economia), tuttavia, è solo nel breve termine. Il Regno Unito, infatti, qualora registrasse tassi di crescita deludenti, potrebbe ritrovarsi a breve ad affrontare problematiche che attanagliano il Vecchio Continente e gli USA.

“E’ difficile che nel breve periodo si possa nuovamente assistere alla ripresa dei tassi di crescita presenti in Regno Unito prima della crisi finanziaria e si fa un gran parlare del fatto che la produttività sottostante sia scesa nell’economia britannica, di certo prospettiva non rosea per lo scenario fiscale di più lungo periodo” spiega Iggo.

Morale: i sudditi di Sua Maestà perderanno al tripla A come è successo alla Francia? Secondo Iggo, anche se non lo scrive esplicitamente, è un’eventualità da prendere in considerazione: “Per quanto il Regno Unito abbia dei vantaggi reali in termini di mantenimento del suo status di tripla A (politica monetaria indipendente e scadenza del debito mediamente lunga) le agenzie di rating dovrebbero riuscire a distinguere tra gli specchietti per le allodole di breve termine e le questioni fiscali strutturali di più lungo periodo”.

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