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11/22/2012 | Roberto Abate
Circolano due teorie sul 2013. La prima è ottimista e ipotizza un buon accordo in America, un ritorno della fiducia, un boom dell’edilizia che si porta dietro una ripresa di occupazione, consumi e investimenti. Insomma, per dirla con il numero uno della Fed, Ben Bernanke: un anno molto buono. L’altra, pessimista, parla di trattative che si trascinano per mesi, di un clima sfilacciato, di tasse che salgono e di utili che hanno già iniziato a scendere e continueranno a declinare: un anno, insomma, con profitti più bassi rispetto a quest’ultimo arrivato ormai agli sgoccioli.
"C’è del vero in entrambe le tesi, ma la nostra scommessa è che le trattative non dureranno troppo a lungo, gli aumenti di tasse saranno abbastanza contenuti e la ripresa dell’edilizia sarà un ottimo contrappeso", scrive Alessandro Fugnoli, senior strategist di Kairos Partners nell’ultima newsletter agli investitori. "Quanto agli utili, una piccola erosione – prosegue - non è storicamente incompatibile con una prosecuzione di un bull market a bassa velocità a condizione che ci sia crescita".
Quanto all’Europa e al Medio Oriente, secondo Fugnoli la prima è uscita “dalla sala di rianimazione” solo grazie all’Omt di Draghi e ne rimarrà fuori fino alle elezioni tedesche previste per il prossimo sdsdsd. In Medio Oriente, invece, si incrociano diversi conflitti che al momento non mettono in discussione il petrolio.
Se questo è lo scenario che fare coi propri soldi? "Si può scommettere che vada bene, si può scommettere che vada male e si può non scommettere. Il fatto che l’America sia sì divisa, ma anche stanca, porta a puntare su un accordo. Poiché però siamo solo alle prime battute – conclude Fugnoli - ci sembra sbagliato mettere sul tavolo tutto subito. Il rischio di comprare aggressivamente troppo presto è quello di spaventarsi (e quindi vendere male) se sopraggiunge qualche complicazione".
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