La vittoria di Obama è positiva per le azioni?

Secondo Ad Van Tiggelen, senior Investment Specialist di ING Investment Management la reazione iniziale del mercato azionario alla vittoria di Obama è stata moderatamente positiva.

Gli investitori sembra abbiano adottato una view meno di breve periodo, guardando al tema del fiscal cliff da un punto di osservazione più positivo, e cioè quello rassicurante offerto dalla conferma degli stimoli della Fed.

 

Ma questo ottimismo è giustificato?

Da qui alla fine dell’anno, i mercati potrebbero essere meno legati alle tematiche corporate e agli annunci delle banche centrali. L’attenzione di tutti, infatti, sarà rivolta alla politica degli Usa, magari con qualche divagazione temporanea su Grecia e/o Spagna.

Se il Congresso non dovesse adottare alcuna misura entro il primo gennaio 2013, l’economia del paese sarà colpita da una contrazione fiscale valutabile in 600 miliardi di dollari che porterebbe gli Stati Uniti in recessione.
E’ comprensibile che gli investitori si attendano un’estensione dei benefici fiscali almeno per tutto il 2013, ma la discussione in merito sarà lunga e problematica, causando con buona probabilità un’impennata della volatilità per le azioni.

 

Il sentiment dei mercati

I mercati dovrebbero essere contenti della vittoria dei Democratici, soprattutto in una fase dove sia gli Stati Uniti sia l’Asia stanno mostrando segnali di una ripresa ciclica fragile, è di fondamentale importanza che non sia minata la fiducia degli investitori nei confronti degli stimoli di lungo termine delle banche centrali.
E dato che Romney aveva già dichiarato di voler sostituire il presidente della Fed Bernanke alla fine del 2014, si sarebbe venuta a creare una situazione di incertezza.
L’imminente discussione in seno al Congresso Usa in merito alla gestione del fiscal cliff potrebbe diventare complessa, ma si troverà comunque una soluzione.

E quando questo avverrà, gli investitori e le aziende potranno finalmente avere qualche indicazione sulle prospettive dell’economia degli Stati Uniti per il 2013.
La chiarezza è un elemento indispensabile perché la fragilità del recente rialzo può essere spiegata principalmente con la mancanza di volontà da parte delle società di impegnarsi con rilevanti piani di investimento.

Il bandolo della matassa

Anche in un momento dove i consumi delle famiglie sono abbastanza buoni, il mercato residenziale si sta riprendendo e le aperture di credito delle banche sono in rialzo, la “corporate America” esita a investire sul futuro. E questa esitazione potrebbe essere notevolmente ridotta attraverso una maggiore chiarezza sulla politica fiscale che il Presidente Obama intende perseguire, e anche grazie al piano di stimoli della Fed sotto la guida di Bernanke.

 

L'Europa viagga lenta

Il recente miglioramento dei dati economici negli States e in Asia arriva in un momento dove l’Europa si trascina zoppicando sotto il peso dei programmi di austerity e dell’incertezza politica. Questa situazione probabilmente caratterizzerà tutto il 2013 e solo la forza commerciale e l’export della Germania potranno evitare il peggio.
Oggi, infatti, la crisi sarebbe molto peggiore senza la pur minima crescita che si registra al di fuori del vecchio continente.

L’Europa ha bisogno di tempo per attuare le riforme e l’unica soluzione possibile per guadagnarne un po’ è data dalla combinazione di misure proattive da parte della Bce e da crescita almeno decorosa dell’economia globale.