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11/5/2012 | Roberto Abate
Domani è il giorno delle presidenziali negli USA che vedono sfidarsi il presidente uscente Obama e il repubblicano Mitt Romney. Francis Kelly, head of communications & public affairs America di Deutsche Bank, vede un leggero vantaggio di Romney, ma in ogni caso è probabile una vittoria sul filo del rasoio. Tutto verrà deciso dagli “swing states” come la Florida, la Virginia e soprattutto l’Ohio.
Le differenze, tuttavia, tra i due candidati ci sono. E soprattutto sul fronte fiscale, dove Obama propone più tasse per i ricchi con la Buffett Rule, mentre Romney invece vuole ridurre gli sgravi fiscali e azzerrare il deficit pubblico nel 2040. Per Obama, inoltre, i conti pubblici vanno risanati con un approccio bilanciato, mentre Romney vuole tagliare radicalmente la spesa pubblica (-20% del Pil), ma non per la difesa, e dice "no" alla "Buffet Rule" per tassare i più ricchi.
Sul fronte energetico, Romney è a favore di un'espansione più aggressiva nelle energie tradizionali (petrolio e nucleare), mentre Obama punta sulla green-economy: più tasse ai petrolieri e sgravi alla aziende che producono energia pulita. Altri settori sensibili all'esito delle elezioni, secondo Credit Suisse Private Banking , saranno il farmaceutico, in caso di rielezione Romney ha affermato che andrà a rovesciare la riforma sanitaria di Obama, e le banche: i membri repubblicani del Congresso sono generalmente più compiacenti verso gli istituti di credito.
Se l'attuale presidente verrà rieletto, secondo JP Morgan Asset Management, è ipotizzabile un aumento delle imposte per i redditi più alti: le aliquote d'imposta massime sui dividendi e le plusvalenze aumenteranno dal 15% al 20%. Se Mitt Romney verrà eletto alla presidenza e i Repubblicani manterranno il controllo della Camera e conquisteranno il Senato, invece, la riduzione del deficit si concentrerà probabilmente sui tagli alla spesa.
Entrambi dovranno comunque fare i conti con il fiscal cliff, un "precipizio" dovuto alla termine degli sgravi fiscali voluti da Bush in contemporanea con l'aumento dei contributi per le spese mediche. Tuttavia, il pericolo maggiore è quello che riguarda un governo diviso, secondo l’asset manager americano. Con un compromesso che imponga ancora un ingente drenaggio fiscale sull'economia nel 2013, ovvero uno "sbalzo fiscale" (fiscal ledge), anziché un precipizio fiscale. Naturalmente, ciò di cui hanno bisogno gli Stati Uniti non è un precipizio fiscale né uno sbalzo fiscale, ma una "scala fiscale" (fiscal ladder), ossia "un piano di continua ma graduale riduzione del disavanzo", conclude JP Morgan AM.
E in Italia? Se vince Obama, secondo il broker IG, una rielezione di Obama, che ha sempre dedicato particolari attenzioni al settore automobilistico, potrebbe trainare le quotazioni Fiat a Piazza Affari, mentre la vittoria di Romney potrebbe favorire Finmeccanica.
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