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Eurodebito: la Germania continua a scherzare col fuoco

10/23/2012

Secondo Stuart Thomson co-gestore del fondo Ignis Absolute Return Government Bond, il paese guidato da Angela Merkel rischia di porre dei limiti al piano salva spread, intrappolando l'Italia e la Spagna in una spirale di recessione


La dichiarazione del presidente della Bundesbank Jens Weidmann relativa all’incremento di “responsabilità a fronte di una rappresentazione minima” non sminuisce la crescente influenza del presidente nel dibattito euroscettico in Germania. Anzi. Secondo Stuart Thomson  co-gestore del fondo Ignis Absolute Return Government Bond, non sorprende vedere la Bundesbank e la BCE “schierare legioni di avvocati allo scopo di determinare il punto preciso in cui le operazioni di mercato aperto si trasformeranno in una monetizzazione del debito pubblico”.

Ci vorrà molto tempo, prosegue, in termini politici e giuridici per dimostrare questo punto e tutte le applicazioni del piano di acquisto di titoli sovrani sul mercato secondario saranno impugnate davanti alla Corte costituzionale tedesca e la Corte di giustizia europea.

Così l’esito di tali dibattiti giudiziari rischia di porre dei limiti all’entità degli del piano di acquisto dei titoli sovrani. “Fatto che mostrerà l'incapacità della BCE di risolvere la crisi del debito sovrano attraverso la politica monetaria” sottolinea Thomson. “Ancora più importante, le dichiarazioni di Weidmann  - aggiunge - hanno fornito un punto di riferimento per l'euroscetticismo dilagante in Germania. Come dimostrato dalle elezioni olandesi, la politica basata su un singolo problema raramente dà origine a movimenti politici uniti e duraturi.”

La Germania, insomma, riconosce di dover pagare di più per l’Unione monetaria europea, ma nell’anniversario della riuscita ma costosa Unione monetaria tedesca, politici e banchieri centrali sono profondamente consapevoli del fatto che ci sia la necessità di ridurre al minimo i costi per i contribuenti. Questo significa rallentare il processo di integrazione, senza risolvere completamente la crisi, e rimanere intrappolati, conclude Thomson, lasciando i paesi europei periferici intrappolati in una recessione prolungata, con la ristrutturazione del debito pubblico di queste economie.
 

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