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Eurozona, ecco come ribilanciare il futuro

5/30/2012 | Filippo Brunamonti

Secondo l'analisi settimanale dei mercati finanziari a cura di Banca Intermobiliare, nel breve la volatilità resterà elevata, ma saranno le politiche governative e l'economia di Stati Uniti e Cina a dirigere il trend


 

C'è poco da fare. Qui occorrono punti di riferimento, soprattutto sul fronte europeo dove due sono gli aspetti fondamentali da tenere in considerazione e che suggeriscono un approccio costruttivo alla crisi. Il primo: Francia, Italia, Spagna e Olanda, i paesi core dell’Eurozona con l’esclusione della Germania vantano tra di loro notevoli analogie con riferimento alla situazione economica-finanziaria (in primo luogo in merito ai livelli di competitività dell’economia e all’entità del debito complessivo), elemento che supporta la tesi di un futuro comune. Il secondo: per una serie di fattori politici ed economici la Germania non dovrebbe avere interesse ad abbandonare l’Euro: da una parte, Francia, Italia, Spagna e Olanda avrebbero un PIL combinato doppio rispetto a quello tedesco che garantirebbe loro una maggiore influenza politica, dall'altro la Germania ha con questi quattro paesi significativi scambi commerciali (circa il 30% delle sue importazioni ed esportazioni) e sarebbe pericoloso esporle all’influenza di un tasso di cambio. Senza contare che lo scioglimento dell’Unione porterebbe ad un caos finanziario, con forti ripercussioni anche sull’economia tedesca.
 
 
Secondo le analisi elaborate dalla direzione advisory di Banca Intermobiliare, garantire quella volontà politica indispensabile alla tenuta dell'euro si potrebbe tradurre in due parametri: una serie di interventi di emergenza (decisa azione della BCE per la tenuta del sistema bancario; reale intesa dei Governi su revisione dei piani di austerity e sulla predisposizione di piani per la crescita; sistema di garanzia paneuropeo dei depositi per evitare corse agli sportelli nelle fasi di maggiore tensione) ed un percorso strutturale con tanto di riforme strutturali nei paesi con i fondamentali più deboli, accettazione da parte della Germania di una maggiore inflazione, predisposizione degli eurobond e/o del fondo europeo di rimborso in cui confluirebbe la quota di debito pubblico eccedente il 60% del PIL.
 
 
Resta il fatto che nel breve i fattori di incertezza sono numerosi, a partire dal sistema bancario spagnolo messo fortemente sotto pressione dal crollo del mercato immobiliare.
Nel frattempo si avvicina il 17 giugno con la replica delle elezioni politiche in Grecia: gli ultimi sondaggi danno in recupero Nuova Democrazia, il partito guidato da Antonis Samaras, favorevole al piano fiscale imposto dall’Europa, ma la situazione resta estremamente fluida. 
Senza dimenticare che sempre in giugno si terranno le elezioni legislative in Francia (10 giugno il primo turno e 17 giugno il secondo turno): qualora Hollande fosse in grado di governare in autonomia potrebbe probabilmente orientare la sua politica su soluzioni più moderate rispetto alle proposte della campagna elettorale, ben diversa la situazione se i Socialisti necessitassero dei voti del Front De Gauche (il partito di estrema sinistra).
Anche sul lato economico permangono elementi di incertezza, con le indicazioni contrastanti dall’economia USA e con i dati di aprile che hanno evidenziato un nuovo rallentamento dell’economia cinese.

 
Nel breve la volatilità resterà piuttosto elevata, lasciando comunque aperta la possibilità di un rimbalzo tecnico alla luce dei livelli di ipervenduto, dell’elevata soglia di pessimismo raggiunto e della tenuta di importanti aree di supporto su alcuni indici core. Al di là della volatilità di breve periodo, sia sul fronte delle decisioni politiche (soprattutto in Europa) sia in merito all’evoluzione dell’economia dei paesi guida (Stati Uniti e Cina), le prossime settimane dovrebbero essere decisive per definire il trend di medio termine dei mercati.

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